Primi passi in giro per il mondo

New York, Thailand - 27 ottobre 2013

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Riprendiamo il resoconto dei nostri primi viaggi in famiglia …

Dopo le prime esperienze di viaggi a tre in furgone è giunta l’ora, anche per sfruttare il fatto che i bambini non pagano il volo aereo fino ai due anni d’età, di portare Alice dall’altra parte del mondo.

Non smetteremo mai di ringraziare a dovere i nonni per la prima grande occasione: un viaggio con tutta la famiglia a New York!
Agosto 2012, Alice ha 10 mesi ed è pronta a gattonare nei parchi della Grande Mela :)
Prenotiamo il volo, rigorosamente notturno per facilitare a tutti il viaggio, ci assicuriamo che la compagnia aerea le riservi la culletta da agganciare alle prime file di sedili dell’aereo, affittiamo un appartamento che ci sembra più pratico e … via si parte!

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Di nuovo in mondovisione

Uncategorized - 29 settembre 2013

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Son passati un po’ di anni dall’ultima volta che abbiamo scritto su queste pagine, ma non certo perché ci sia passata la voglia di viaggiare alla prima occasione. Il viaggio nelle isole delle Filippine del gennaio 2011 (nostro ultimo racconto) ha portato bene e la famiglia dei mondovisionari si è allargata con una piccola viaggiatrice di nome Alice.
E ora che siamo in tre (e in realtà a dirla tutta a brevissimo in quattro :) ) a viaggiare, sentiamo ancora di più la necessità di condividere le esperienze di viaggio e di cercare in rete racconti di famiglie che non hanno smesso di esplorare il mondo zaino in spalla e passeggino al seguito :)

E così rieccoci “in mondovisione”, abbiamo pensato che fosse ora di fare un restyle del blog.  Speriamo vi piaccia la nuova veste grafica, ringraziamo Giovanna (cactus art prints) per aver aggiunto Alice al nostro logo.  Ci siamo divertiti con un po’ di saudade  come direbbero in Brasile, a rileggere e impaginare i vecchi racconti, ma è stato anche uno stimolo per iniziare a sognarne di nuovi … stay tuned :)

Per chi non si ricorda, prima il blog era così:

screenshot_blog_vecchio

 

Ma ora facciamo un passo indietro di qualche anno … nel 2011 per festeggiare la notizia della piccola in arrivo decidiamo di farci un regalo, un sogno tenuto lì in attesa del momento giusto per essere realizzato: l’acquisto di un furgone camperizzato, annata 1986, per continuare i nostri viaggi on the road. In ricordo della nostra casa mobile in Nuova Zelanda, lo ribattezziamo White Spring.
Il primo viaggio on the road ci porta nell’amata Costa Verde della Sardegna. Ci stupiamo nuovamente della quiete e dei luoghi selvaggi di questa costa ancora, fortunatamente, poco sfruttata, della possibilità di vivere la vita in furgone come piace a noi: liberi e con la vista mare!!!
Non abbiamo comprato un furgone per rintanarci in campeggi super attrezzati o parcheggi dove sostare stipati come sardine tra un camperone e l’altro. Con qualche difficoltà continuiamo a cercare quei posti che ancora ti danno la libertà di fermarti lontano da strutture turistiche, di cenare coi piedi nella sabbia e tuffarti nel mare al primo risveglio.

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Bastano gli occhi

Filippine - 12 gennaio 2011

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Due settimane di vacanza natalizie e non resistiamo a non prendere l’ennesimo volo, destino: Filippine!
Ci troviamo subito concordi, dato il poco tempo a disposizione e la nostra voglia di viaggiare sempre più slow, di esplorare una sola delle miriade di isole che compongono questo strano paese.
Atterriamo a Manila il 25 sera, dopo un pranzo natalizio servito dalla Emirates sicuramente non all’altezza dei manicaretti che ci aspettavano a Torino. Ma il piacere di ritrovarsi, dopo neanche un’ora dall’atterraggio, con i sandali ai piedi a bere una birra fresca nel primo chiosco per strada per soli 30 centesimi  ci fa dimenticare subito panettoni e altre leccornie di casa.

Manila è una grossa capitale di cui stentiamo a trovare il fascino e il 26 abbiamo già un volo interno prenotato per dirigerci all’isola di Palawan.
Ma non abbiamo fatto i conti con le infrastrutture locali…arrivati all’aereoporto di Manila ci informano che il nostro volo previsto per la sera era stato anticipato al pomeriggio perchè a Palawan non funzionavano le luci della pista d’atteraggio!
Non avendo controllato la mail non eravamo stati informati del cambio di orario, non ci è rimasto che accettare il rimborso dei soldi per il taxi, riaffrontare un’altra notte nella capitale e attendere frementi il mattino successivo per raggiungere l’isola e rifugiarci finalmente al mare.
Seguendo le dritte di amici e le informazioni della guida, ci dirigiamo subito al nord per fare tappa al villaggio di El Nido. Lì decidiamo che avremmo fatto base per la prima settimana per poter esplorare al meglio l’arcipelago di Bacuit su cui si affaccia la splendida baia del Nido.

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Mora mora

Madagascar - 24 agosto 2010

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Antananarivo (per gli amici “Tanà”) - 25 luglio 2010

Dopo una lunga dormita per riprenderci dal viaggio notturno iniziamo il nostro vagabondare per le strade del centro di Tanà. Mi stupisco subito, piacevolmente, dell’aspetto della città. Circondata da colline su cui si inerpicano piccole strade attorniate da case con ancora lo stile coloniale ereditato dai francesi ben visibile, non posso che giudicarla, a suo modo, una bella città. Specialmente se confrontata con l’architettura di altre caotiche capitali africane.
Ci tuffiamo subito nel mercato del centro città per abituarci di nuovo agli odori, alla polvere, al vociare tipico di questi luoghi. E per abituare fin da subito anche i nostri stomaci al lungo viaggio che ci attende, decidiamo di concederci il primo pranzo locale.

Affascinati da un pulman cittadino parcheggiato in mezzo al mercato sul quale vediamo la gente mangiare seduta come se stesse dirigendosi chissà dove, decidiamo, pur non capendo assolutamente niente del menù scritto su un finestrino, di sederci anche noi. E così, ordinando un po’ ad intuito con qualche parola di francese, ci ritroviamo a mangiare il primo pranzo tipicamente malgascio (che poi avremmo mangiato più e più e più volte): un piatto di riso in bianco di dimensioni spropositate accompagnato da un piattino con un piccolo pezzo di pesce al sugo (a seconda dei casi il pesce si trasformerà poi in un pezzetino di pollo o nel più frequente stufato di zebù con spinaci). L’abilità, che ci metteremo un po’ di giorni ad imparare, sta nel mischiare coscienziosamente il poco condimento con la mole di riso in modo da non rimanere a metà pasto con una quantità di riso in bianco totalmente insapore e inodore da mangiare. Pancia piena comunque sempre garantita alla modica cifra di 1 euro a persona.

Man mano che il viaggio andrà avanti scopriremo alcune eredità lasciate dai francesi, come la quantità di due cavalli color panna che circolano come taxi per la città e che Pablo si diverte a fotografare.
La seconda notte a Tanà riutilizziamo la community di couchsurfing.org per trovare ospitalità e conoscere qualcuno del posto a cui chiedere le prime dritte sul viaggio. Veniamo ospitati da Cecile, ragazza francese ricercatrice all’università e suo marito Tahine, artista malgascio, in una villetta molto carina alle porte della città. Non solo ci ospitano, ma ci raccontano delle bellezze del Madagascar dandoci i loro consigli, ci fanno assaggiare il pane cotto nel loro forno solare con un ottimo formaggio sempre di loro produzione e ci cucinano un’ottima cena malgascia! Non smetterò mai di stupirmi di ciò che couchsurfing può offrire ad un viaggiatore e delle persone splendide che  ci dà modo di conoscere.

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L’ingiusta eredita’

Cambogia - 4 gennaio 2010

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L’ultimo giorno a Siam Rep siam andati a visitare il museo delle mine. Visita molto interessante, non tanto per i reperti in se’, ma per la storia del suo fondatore, un ex khmer rosso ribatezzato dai giapponesi Aki Ra.
Aki Ra, rimasto orfano all’eta’ di 5 anni, entra da bambino a far parte dell’esercito dei Khmer Rossi e, come molti bambini, viene utilizzato per minare i terrreni. Successivamente durante la “liberazione”  vietnamita diserta ed entra a far parte dell’esercito vietnamita. Al termine della guerra poche persone conoscono meglio di lui le mine che ha imparato ad usare fin da bambino. Si specializza ulteriormente lavorando per le Nazioni Unite e decide di dedicarsi allo sminamento della Cambogia. Da solo e senza attrezzatura smina una media di 300 mine al giorno e decide di fondare il museo per far conoscere la sua storia e aiutare i bambini colpiti ancora oggi  dalle numerose mine rimaste.
Se ogni guerra e’ ingiusta, ancora piu’ ingiusto trovo sia il lasciare dopo 30 anni di combattimenti, un paese con un’eredita’ tale: una stima di cinque milioni di mine ancora presenti che continuano a mietere vittime! Continue Reading

Sentirsi a casa

Bangkok, Cambogia - 24 dicembre 2009

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E’ strano atterrare dall’altra parte del mondo e sentirsi a casa. Arrivare a Bangkok, girare ormai in scioltezza in cerca della guesthouse dell’ultimo viaggio e riconoscere le bancarelle preferite di pad thai a cui ormai, nel segno della globalizzazione, si sono aggiunti i chioschi di kebab e felafel.
E’ strano perche’ e’ la prima volta che torniamo qui dopo aver visto l’India e la nostra visione e’ cambiata. Sara’ la stagione secca che rende l’aria piu’ limpida e respirabile (siam anche riusciti a vedere il cielo blu!), ma me la ricordavo piu’ trafficata, piu’ caotica, piu’ rumorosa. Le citta’ indiane ormai ci hanno forgiato per qualsiasi viaggio :-).
Ci godiamo i primi giorni di relax,  in attesa dell’arrivo del mio zaino intercettato a Mosca, gironzolando per Khao San Road curiosando tra gli ultimi design di magliette. Ci spingiamo verso la zona moderna dei centri commerciali per scovare le tendenze cool della moda giovanile asiatica. Scopriamo negozi dal design stiloso, centri commerciali sorprendetemente moderni e accattivanti e un museo del design di recente apertura. Bangkok  ci conferma ad ogni viaggio di essere sempre piu’ una citta’ al centro delle tendenze asiatiche e non solo.
Recuperato lo zaino finalmente ci mettiamo in viaggio verso la Cambogia. Pulman, per i nostri standard, moderno e strade ben asfaltate in 5 ore ci portano al famigerato confine. Tutto procede per il meglio, otteniamo il visto con una piccola “mancia” di 5 dollari al poliziotto di turno.

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A piccoli passi…

Mozambico - 26 agosto 2009

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“Esistono vari modi di viaggiare. La maggior parte della gente, le statistiche parlano addirittura del novantacinque per cento, parte per riposarsi. Vuole scendere in alberghi di lusso in riva al mare e mangiare bene, non importa se alle Canarie o alle Fiji. I giovani compiono viaggi di tipo agonistico, come cimentarsi nell’attraversamento dell’Africa da nord a sud, o navigare sul Danubio in kajak. Non si interessano alla gente incontrata per strada: il loro scopo è di mettersi alla prova, la soddisfazione di superare le difficoltà.”
(Ryszard Kapucinski “Autoritratto di un reporter”).

Io non mi sento in fondo così riposata, soprattutto se ripenso alle partenze dei chapa alle quattro di mattina, nè mi sento di aver compiuto una grande impresa. Mi sento semplicemente arricchita di una nuova esperienza, “riempita” dalle risate delle persone, dai sorrisi dei bambini, dalla bellezza dei paesaggi incontaminati e dalla semplicità dei villaggi.
Sento di aver iniziato lentamente, a piccoli passi, come abbiamo imparato a fare, a conoscere un continente così diverso dal nostro, dalle cui persone, dal cui modo di vivere, di rapportarsi con gli altri, di sorridere, secondo me, abbiamo molto da imparare anche noi.

Buone visioni!

Il fascino della decadenza

Mozambico - 10 agosto 2009

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Ed eccoci arrivati a nord. Un volo interno per non bruciarsi troppi giorni di viaggio e poi i primi leeeenti spostamenti coi “chapa”. Truck sgangherati con  le giunture al limite della rottura, carichi allínverosimile di uomini,bambini, sacchi di riso, manioca, arachidi e a volte qualche pollo o capretta a tenerci compagnia.
Mentre sobbalziamo sulle improvvisate panche di legno osserviamo il paesaggio che scorre davanti a noi al chiarore dell’alba.
Rimpiangiamo l’efficienza dei trasporti di altri paesi visitati, qui le partenze sono una volta al giorno tra le 4 e le 5 del mattino. Alle 4 saliamo per accaparrarci il posto a sedere e poi si inizia il girotondo nel paese in attesa di raggiungere la capienza massima, solitamente strabordante, del mezzo.
Ammiriamo i baobab giganti che abbelliscono il paesaggio secco e polveroso e i remoti villaggi di terra e paglia. Con un’ora di barca tra mangrovie e acque turchesi raggiungiamo la Ilha de Ibo nell’arcipelago de las Quirimbas.
Mi riesce difficile descrivere il fascino di Ibo, penso sia uno di quei luoghi di cui o ti innamori o ti trasmette poco. Noi ce ne siamo subito innamorati. L’atmosfera magica dell’isola, la cordialita’ degli abitanti, i sorrisi dei bambini che ridono per qualsiasi cosa, la sensazione di pace e sicurezza e il fascino della decadenza dei vecchi palazzi portoghesi oggi ridotti in rovina e mangiati da imponenti alberi.
Ibo sta cambiando molto rapidamente come ci raccontano i primi stranieri venuti a vivere qui gia’ da una decina di anni. La corrente elettrica arrivera’ a breve a sconvolgere la quiete dell’isola. Alcuni palazzi iniziano ad essere restaurati mentre gli isolani continuano, come sempre, ad abitare nelle loro capanne ai margini dell’isola. Io me la ricordero’ cosi’ come un’isola fantasma, ricca di storia, rivelataci in tutto il suo splendore nella notte di luna piena.

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Quattro su cinque

Mozambico, Sud Africa - 30 luglio 2009

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Quattro su cinque, non e’ una nuova pubblicita’ degli ovetti Kinder, ma sono i quattro animali su cinque dei cosidetti “Big Five” che abbiamo visto nel nostro safari al Kruger Park, in Sud Africa.
Dopo una ventina di ore di viaggio, con scalo in Qatar e piacevole incontro di amici torinesi all’aereoporto di Doha (per la serie com’e’ piccolo il mondo), siamo atterati a Johannesburg.
Presa dimestichezza con la guida a sinistra, un po’ spaesati per questo arrivo in un’Africa che non sembra cosi’ tanto Africa, ci siam diretti verso il nostro bellissimo lodge (grazie cugi!!) con vista sul Kruger Park.
Rinoceronti, bufali, elefanti (non “piccoli” come quelli indiani, giganti!) e leoni! Abbiamo mancato solo il leopardo, dei cinque big, animale notturno molto difficile da individuare.
E poi impala (specie di antilopi), giraffe, facoceri (quelli di Hakuna Matata), pitoni di quattro metri, aquile, babbuini, scimmie dai genitali blu, zebre e tanti altri animali affascinanti dai nomi strani e mai sentiti prima.
Impariamo che le scimmie hanno i genitali colorati perche’ sono l’unico animale che vede i colori come gli esseri umani. Che non esiste una zebra uguale all’altra, stanno sempre in branco cosi’ da creare un effetto ottico all’arrivo dei predatori che non riescono a distinguerle singolarmente. Che, strano a dirsi, l’ippopotamo e’ l’animale che miete il maggior numero di vittime umane in Africa…e molto altro ancora.  Mentre giriamo con la nostra guida sulla jeep scoperta osserviamo man mano i vari animali che, incuranti delle macchine con cui sono cresciuti, ogni tanto ci attraversano la strada. Osserviamo estasiati una leonessa che attraversa proprio davanti a noi portando in bocca i propri cuccioli bellissimi.
Tutto sembra apparentemente tranquillo, gli animali convivono pacificamente a poca distanza gli uni dagli altri. Ma e’ una calma solo apparente.
Ce ne rendiamo conto quando avvistiamo il leone e in pochi secondi percepiamo la tensione crescere nell’aria. Gli impala iniziano a correre all’impazzata scivolando davanti a noi sul liscio asfalto, il leone che scatta in cerca della preda….questa volta non e’ riuscito nel suo intento.
Noi rimaniamo immobili e elettrizzati consapevoli che la natura fara’ il suo corso, incurante delle automobili e dei turisti in cerca dello scatto migliore.

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Pinkpop Festival: 1969-2009

Olanda - 7 giugno 2009

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Nel sud dell’Olanda c’e’ un piccolo paese di nome Landgraaf, sconosciuto alla maggior parte delle persone che solitamente si recano nei Paesi Bassi per visitare Amsterdam o altre località più note. Del resto non ci sono particolari motivi per recarsi a Landgraaf, classico paesino dove tutto sembra scorrere lento e tranquillo, dove le casette a un piano sono tutte uguali, il pratino perfettamente tagliato e niente di speciale pare accadere.
Ma dal millenovecentosessantanove, per tre giorni all’anno, qualcosa di unico, che merita senz’altro una visita, accade a Landgraaf.
60.000 persone si recano in questo remoto paesino e risvegliano la popolazione locale al suono della musica rock. Si chiama PINKPOP FESTIVAL e da quarant’anni porta il meglio della musica rock mondiale.
Noi siamo arrivati con un treno dalla Germania Sabato 30 maggio. Nella piccolissima stazione del paese stavano montando le casse per accogliere gli arrivi con le prime note che ci avrebbero accompagnato per i restanti giorni.
Tre giorni di musica per tutti i gusti distribuita su tre palchi: il “Boss” con il suo folk/rock, le chitarre stratosferiche dei Franz Ferdinand, l’energia dei Placebo, lo storico ska dei Madness, la carica dei Killers, il revival di Chris Cornell, da brividi quando ci regala “Black hole sun” e “Spoonman”, la classe dei Mando Diao, il pop/rock dei Kooks….

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