Il fascino della decadenza

Mozambico - 10 agosto 2009

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Ed eccoci arrivati a nord. Un volo interno per non bruciarsi troppi giorni di viaggio e poi i primi leeeenti spostamenti coi “chapa”. Truck sgangherati con  le giunture al limite della rottura, carichi allínverosimile di uomini,bambini, sacchi di riso, manioca, arachidi e a volte qualche pollo o capretta a tenerci compagnia.
Mentre sobbalziamo sulle improvvisate panche di legno osserviamo il paesaggio che scorre davanti a noi al chiarore dell’alba.
Rimpiangiamo l’efficienza dei trasporti di altri paesi visitati, qui le partenze sono una volta al giorno tra le 4 e le 5 del mattino. Alle 4 saliamo per accaparrarci il posto a sedere e poi si inizia il girotondo nel paese in attesa di raggiungere la capienza massima, solitamente strabordante, del mezzo.
Ammiriamo i baobab giganti che abbelliscono il paesaggio secco e polveroso e i remoti villaggi di terra e paglia. Con un’ora di barca tra mangrovie e acque turchesi raggiungiamo la Ilha de Ibo nell’arcipelago de las Quirimbas.
Mi riesce difficile descrivere il fascino di Ibo, penso sia uno di quei luoghi di cui o ti innamori o ti trasmette poco. Noi ce ne siamo subito innamorati. L’atmosfera magica dell’isola, la cordialita’ degli abitanti, i sorrisi dei bambini che ridono per qualsiasi cosa, la sensazione di pace e sicurezza e il fascino della decadenza dei vecchi palazzi portoghesi oggi ridotti in rovina e mangiati da imponenti alberi.
Ibo sta cambiando molto rapidamente come ci raccontano i primi stranieri venuti a vivere qui gia’ da una decina di anni. La corrente elettrica arrivera’ a breve a sconvolgere la quiete dell’isola. Alcuni palazzi iniziano ad essere restaurati mentre gli isolani continuano, come sempre, ad abitare nelle loro capanne ai margini dell’isola. Io me la ricordero’ cosi’ come un’isola fantasma, ricca di storia, rivelataci in tutto il suo splendore nella notte di luna piena.


Da Ibo con una buona passeggiata tra le mangrovie e complice la bassa marea (non poi troppo bassa, in un punto abbiamo dovuto attraversare un canale con lo zaino sulla testa e l’acqua alla gola!) siamo riusciti a raggiungere a piedi la vicina isola di Quirimbas. Arrivare a Quirimbas, campeggiare li’ una notte, unici viaggiatori, con la tenda sulla sabbia bianca e la vista sulle acque turchesi, passeggiare per il villaggio di sabbia e palme, guardare un film nell’unica tv con tutti i bimbi del villaggio, assistere a una lezione di ballo collettivo rimarranno tra le esperienze piu’ belle del viaggio.
Per spostarci ancora piu’ a nord abbiamo veleggiato 6 ore con un dowh, tipica imbarcazione a una vela mozambicana e l’arcipelago si e’ rivelato in tutta la sua bellezza. Acque di colorazione tra il verde, il turchese e il blu, banchi di sabbia bianca in mezzo al mare, isole con piccoli resort di lusso dai prezzi per noi inaccessibili e altre spiagge ancora inesplorate e selvagge.
Non so dove sia il paradiso, ma per un attimo ci e’ sembrato di averlo raggiunto e abbiamo fantasticato di fermarci a viverci ;-)
Dopo una pausa di qualche giorno nel remoto villaggio di Pangane, situato su una lunga lingua di sabbia bianca costeggiata da palme, a sfamarci di riso e pesce, e’ iniziata la discesa verso sud.
Ritorniamo a sentire parlare portoghese (al nord si parlano solo i dialetti locali) e a vedere un po’, non troppa, di luce la notte.
Ora siamo a Ilha de Moçambique, la vecchia capitale. Diversa da Ibo ma altrettanto affascinante. Anche qui ammiriamo i resti dei palazzi portoghesi distrutti dal passare del tempo e dagli abitanti dell’isola in segno di rivalsa dopo la fuga dei coloni (quegli stessi coloni che in passato li avevano allontanati). Per fortuna ora quei palazzi hanno reso l’isola patrimonio dell’umanita’ e gli abitanti riescono a godere di un minimo di benessere: vediamo la ristrutturazione di scuole, un campo da gioco e il turismo che porta un po’ di denaro.
Vorrei scrivere molto altro di questo nostro quotidiano scoprire questo paese africano con un tocco di sudamerica. Non solo per la lingua portoghese, comunque non parlata da tutti, ma piu’ per il modo di vivere, di socializzare, di ballare ….
Vorrei scrivere delle bancarelle di vestiti che riempiono i mercati, quei vestiti che noi occidentali regaliamo alle varie associazioni e che vengono qui rivenduti (pare sia un business in mano ad algerini e libanesi). Per questo motivo, purtroppo, stanno scomparendo le mode locali, e sono solo alcune donne che ancora si vestono seguendo la tradizioni, le altre persone sono un miscuglio di “mode” da noi ormai passate.
Vorrei scrivere  della cura nell’acconciarsi i capelli, della bellezza dei volti, bellezza che le donne perdono molto giovani a causa dei tanti  bambini e del duro lavoro. Non e´raro vedere donne camminare anche ore con un bambino sulla schiena,la testa carica di legna e il seno rovinato dalle troppe poppate.
E tanto altro ancora….e’ un paese ricco di sensazioni, di modi di vivere e ritmi diversi dai nostri che ci affascina scoprire.
Domani partiamo per un lungo viaggio, ci spiace non poter accompagnare questi racconti con il reportage fotografico, ma la connessione lentissima non ce lo consente. Bisognera’attendere il nostro rientro.

 

 

 

4 Comments

  1. Affascinante racconto, vedo con i tuoi occhi quei posti incontaminati ed immagino quel paradiso come un luogo di …
    Love Mia

  2. E’ uno dei raconti più belli che abbiate scritto…o sono io che non sono più abituata al vostro blog;-)??Complimenti e buona continuazione!

  3. sapete descrivere cosi bene quello che vedete , che riesco a seguirvi , come viagiassi con voi, vi voglio bene nonna

  4. Un viaggio è sempre un modo di interrogarsi e di interrogare le persone e i luoghi e voi lo fate con grande intensità ..emozionando ed emozionandovi

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