Brasil

… di strade di sabbia, hawaianas e piccoli passi!

Brasil - 16 aprile 2017

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E finalmente si torna in Sud America! Due settimana tra lo stato di Bahia e Rio de Janeiro.
Due zaini, due bimbi, sandali ai piedi e si riparte!
Atterriamo a Rio dove veniamo piacevolmente accolti da una temperatura serale sui 30 gradi. Manca uno zaino all’appello. Poco male, entriamo nel primo negozio di hawaianas (a Rio ci sono quasi più negozi di hawaianas che caipirinhe) per togliere le All Star ai piedi di Pablo, prendiamo le chiavi del nostro Airbnb e ci godiamo la prima birretta rinfrescante nel quartiere di Botafogo. La prima cerveza atterrati in un paese è sempre il segnale d’inizio della vacanza…ci si lascia alle spalle lo stress del lavoro e ci si immerge in un altro mondo.
Non abbiamo tempo di aspettare lo zaino in città, confidiamo che in qualche modo ci venga recapitato e il mattino dopo prendiamo un volo per Porto Seguro.  Da lì intercettiamo il primo minibus verso sud. I bimbi non pagano e viaggiano in braccio a noi, siamo abituati allo stretto. Sale un ragazzo brasiliano e Pablo commenta “questo sì che è un Paese! Dove si può tranquillamente salire sui pulman a torso nudo” …. “non dirlo a me”, penso io :) .
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Ci fermiamo una notte a Trancoso. Prima di partire ci eravamo documentati, presi da mille dubbi se sostare o no in questo semplice e pittoresco paesino da ormai qualche anno diventato meta di un turismo esclusivo. Pensiamo però che la bassa stagione possa aiutarci a immaginarlo come poteva essere quando ancora era solo un villaggio di casette colorate con al centro un campo da calcio e una chiesetta bianca al fondo, ora ribattezzato “quadrato”. Non ci pentiamo della scelta. Arriviamo a Trancoso in tempo per vedere la luna piena salire dal mare, il celebre quadrato è a dir poco emozionante, nella sua  bellezza ancora semplice e nei colori tipici delle casette che lo circondano. Alla sera scegliamo uno dei tanti ristoranti illuminati dai lumini appesi agli alberi, ci godiamo un concerto di bravi musicisti argentini e ci concediamo la prima moqueca di pesce.  Eh si perchè uno dei motivi per cui abbiamo scelto di tornare in Bahia è anche la sua  cucina così diversa dalle altre regioni del paese. Una zuppa di pesce cotta in tipici contenitori di argilla nel latte di cocco: imperdibile! Trancoso ci rivela la sua anima “vip” nel conto più che  salato della cena, ma nonostante la frequentazione di attori e star internazionali, forse per via della bassa stagione, ci sembra comunque un paesino dal fascino semplice e ammaliante. IMG_9340

Lo zaino non arriva, ma noi fremiamo per raggiungere una delle tappe più ambite del viaggio: Caraiva.
Altre tre ore di strada sterrata verso sud, arriviamo ad un minuscolo molo. Da lì, in pochi minuti, ci traghettano con una canoa al di là del fiume. Benvenuti a Caraiva!
Paesino magico, circondato da una sponda dalla calma del fiume e dall’altra dalle onde dell’Oceano. In mezzo solo strade di sabbia e alberi secolari. Nessun veicolo a motore può circolare, solo qualche carrozza trainata da asini. La corrente elettrica è arrivata da pochi anni, salvando il paese dal rumore dei generatori comunque presenti per animare le serate di forrò. I bambini corrono scalzi per le strade,  si ambientano in fretta e noi con loro.
Abbiamo preso una casetta affacciata sul mare, la cui bellezza rimarrà impressa nella nostra memoria per luuungo tempo. Una casa di legno con cucina e bagno all’aperto affacciati su un rigoglioso giardino di palme, una terrazza tutta per noi da cui ammirare le onde dell’oceano, la lunga spiaggia deserta e iniziare a divorare i libri che mi terranno compagnia per tutto il viaggio.
Unica domanda che ci sorge spontanea è: come farà il nostro zaino ad essere recapitato fin quaggiù? Il proprietario della nostra casa ci tranquillizza dicendoci che in qualche modo, alla maniera brasiliana, lo zaino avrebbe raggiunto il fiume e qualche barcaiolo avrebbe mandato da noi il corriere. E così effettivamente è successo dopo 5 giorni. Abbiamo quindi capito che potremmo tranquillamente viaggiare con un solo zaino :)
I giorni trascorrono con ritmi rilassati,  non ci stufiamo mai di camminare per queste strade sabbiose, i bambini scoprono e gustano l’acai, granita di frutto dell’amazzonia tipicamente servita con miele, banana e granola. Alla sera giocano con bimbi incontrati per strada, capendosi a gesti e sorrisi, osservano la lezione di Capoeira dei ragazzi del paese e noi ammiriamo il tramonto sorseggiando Caipirinha  sulle sponde del fiume.
Un villaggio di sola sabbia, per me, è il Paradiso Terrestre!
Unico enorme rimpianto non averlo scoperto dieci anni fa, quando viaggiavamo da queste parti ed era ancora un piccolo e economico villaggio sconosciuto al turismo. Ora ci raccontano che durante l’alta stagione del Carnevale si riempie di turisti e di feste ogni sera, facciamo fatica a crederlo visto che abbiamo la fortuna di goderne ancora il ritmo rilassato,le strade decisamente non affollate. Come può cambiare la prospettiva di un paesino a seconda dei mesi in cui lo si visita!

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A fatica decidiamo di mantenere l’itinerario programmato e di non piazzarci per due settimane a Caraiva dove io, nonostante il mare ondoso, non faticherei a prendere la residenza.
Ma è ora di ritornare on the road. Canoa, pulman, 4 ore di sterrata, una notte ad Arraial d’Ajuda non distante dall’aereoporto e si ritorna a Rio!

E’ sabato sera, questa volta decidiamo di dormire nel quartiere di Santa Teresa che avevamo amato nel nostro primo viaggio. Santa Teresa è un quartiere diverso dagli altri, arrocato sulla collina, abbellito da case tipicamente coloniali. Ci accompagna nella nostra serata Andreas , il ragazzo che lavora nella nostra pousada.
Ci fa cenare in un semplice e caratteristico ristorante, aggiornandoci sulle triste eredità economica delle Olimpiadi. In questa prima parte del viaggio ci eravamo resi conto di quanto fosse aumentato il costo della vita in Brasile, chiedendoci come fosse sostenibile per la maggior parte dei brasiliani. E infatti non lo è :(
Andreas ci racconta di dover fare tre lavori per potersi mantenere, di come molti scelgano la strada più semplice della criminalità, soprattutto ora che la polizia non è pagata da mesi e le strade sono terra di nessuno! Il Brasile non era pronto a cogliere l’opportunità che le Olimpiadi potevano dare, la corruzione, come prevedibile, ha avuto la meglio. Simbolo di questa caduta è la chiusura da mesi del Maracanà, stadio simbolo di Rio, dove dieci anni fa avevamo visto il derby Botafogo-Flamengo, ora in triste stato di abbandono.
Concludiamo il nostro sabato sera in un localino molto hipster di Santa Teresa, il Favela Hype.
Attirati dalla musica rock ‘n roll suonata dal vivo, Pietro e Alice si fanno presto coinvolgere dalla band finendo per suonare  l’armonica insieme a loro e riempiendo la pista di bellissime brasiliane, con il loro entusiasmo contagioso.

 

Rio è solo una tappa di passaggio, il viaggio prosegue verso sud. Quattro ore di pullman, quattro ore di sonno per Pietrino che deve riprendersi dal live della sera prima. Arriviamo nella città coloniale di Paraty, piccolo gioiello Unesco. Ci accoglie un cielo grigio e carico di pioggia, ma non ci facciamo scoraggiare troppo. Riusciamo comunque a gironzolare per le vie acciottolate del paese prima che vengano allagate completamente dal temporale. Andiamo a dormire speranzosi nel ritorno del sole per poter raggiungere la prossima meta.
Il meteo è dalla nostra parte, per fortuna, saliamo sull’ennesimo pullman e ci rendiamo presto conto, dalle condizioni della strada, che non avremmo mai raggiunto la prossima tappa se il sole non avesse asciugato lo sterrato.
Un’ora scarsa e arriviamo alla spiaggia di Paraty Mirim, siamo molto emozionati, questa volta, nonostante il poco tempo a disposizione, vogliamo provare a raggiungere una meta insolita, se ancora ne esistono : ). C’è un piccolo molo da dove iniziamo ad ammirare il paesaggio in attesa che spunti qualche barchetta disposta a portarci all’interno del fiordo di Saco de Mamanguà.  Coi bimbi giochiamo ai pirati in attesa della loro barca per la conquista del tesoro di Mamanguà :)
Un motoscafo ci molla a metà del fiordo.  Abbiamo trovato un ostello affacciato sulle calme acque del mare, circondato da jungla e sentieri, l’atmosfera è così pacifica che i bimbi la colgono al volo correndo subito nelle loro ormai solitarie esplorazioni della zona. Ci ambientiamo e prendiamo una canoa per ammirare il fiordo pagaiando nelle sue tranquille acque.

Trascorriamo due giorni felici, increduli di aver scoperto un posto ancora così poco pubblicizzato, ma dal fascino unico. La sera i bimbi si divertono aiutandoci a fare un falò sulla spiaggia e noi sorseggiamo cachaca cercando stelle cadenti.  Il secondo giorno esploriamo l’interno azzardando un trekking di un’oretta nella jungla. Procediamo a piccoli passi, seguendo il ritmo di Pietro. Ci guardiamo raggianti nel vederli finalmente cammminare  e sogniamo già futuri viaggi e camminate nella natura. Continuo a soprendermi della loro adattabilità ai viaggi, non si sono mai lamentati di tutti i mezzi di trasporto che hanno preso, hanno camminato come mai a Torino osano fare. Hanno giocato e giocato insieme in completa autonomia, certo stuzzicandosi a volte come tutti i fratelli, ma facendosi anche tanto coraggio a vicenda nelle loro esplorazioni e fantasiose avventure.
L’ultima sera sul fiordo veniamo invitati a cena da un simpatico e socievolissimo signore brasiliano che abita in una splendida casa di vetro e legno con un terrazzino a strapiombo sul fiordo. Ci sembra una buona occasione per sentire qualche racconto sulla zona da chi l’ha scoperta prima di noi. Conosciamo così una signora che abita lì da ormai 30 anni ed è la padrona di una manciata di splendide case affacciate sul fiordo. Scopriamo dai suoi racconti che il Club Med aveva provato ad acquistare 20 anni fa dei terreni in quella zona, ma per fortuna la proprietaria non li avevi voluti cedere. E così il fiordo ha mantenuto il suo fascino selvaggio e rilassato.  Un posto che speriamo rimanga invariato ancora per molti anni, anche se i ricchi di San Paolo stanno iniziando a costruirsi le loro residenze estive.
Sono tutti molto curiosi di sapere come siamo venuti a conoscenza di questa zona, raccontiamo che è stata una piacevole casualità nell’aver visto su Facebook, proprio poco prima di partire, una foto di uno shooting Lavazza che ritraeva proprio una canoa sul Saco de Mamanguà. La foto ci ha incuriositi e così eccoci qui, nella loro casetta, a gustare un’ottima cena brasiliana, con tanti racconti e una stellata indimenticabile a far da cornice.

Come ultima tappa insisisto per voler tornare a Ilha Grande. Voglia di mare calmo, baie e nuotate coi bimbi.  Dieci anni fa era segnalata sulla Lonely Planet come tappa “off the beaten track”. Al nostro arrivo invece la vista dell’isola è oscurata da una nave di MSC Crociere :(
Per fortuna abbiamo prenotato un bungalow in una minuscola spiaggia lontano da tutti. Ilha Grande è ancora bellissima! Senza macchine, rigogliosa, mi ricordavo l’acqua color smeraldo e i sentieri nella foresta per passare da una spiaggia all’altra.
Primi  snorkelling con Alice, mi godo i momenti a due, in silenzio, con maschera e boccaglio, l’emozione per ogni singolo pesciolino.  Mi sveglio al mattino presto per aver la spiaggia tutta per me, rintanarmi nelle mie letture in attesa del loro risveglio. Camminiamo nuovamente nella jungla, un’ora di camminata, un’ora di chiacchiere ininterrotte prive di senso di Pietro. Neanche le salite lo lasciano senza fiato! Arriviamo alla spiaggia Lopes Mendez, maestosa, gigantesca. Giochiamo alle Mini Olimpiadi, ci immergiamo nella morbida sabbia infarinandoci dalla testa ai piedi, ruotiamo sulla spiaggia.

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Il Brasile mi rimane ancora nel cuore, so per certo che ci tornerò e tornerò. Viaggiare coi bimbi per certi aspetti è più semplice, non c’è stato negozietto dove non abbiano omaggiato loro di qualcosa e son stati coccolati da tutti. A chi ci chiede di continuo se fosse sicuro dico solo che in alcuni posti non abbiamo dovuto neanche chiudere la porta di casa. Non abbiamo mai percepito sensazioni di pericolo.  A Rio, come in tutte le grandi città bisogna prestare attenzione e non dare nell’occhio, ma per visitarla altro non serve che una canotta, dei pantaloncini e un paio di hawaianas.
E Rio, l’ultima sera, ci ha regalato uno dei ricordi più belli del viaggio: il tramonto con la vista dal Pan di Zucchero. E io non ho dubbi,per quel che ho visto finora nel mio piccolo, che, vista dall’alto,  sia la città più incredibile del mondo!

 

 

 

Pasqua in Pantanal

Brasil - 9 aprile 2007

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Salutata Bahia abbiamo raggiunto la regione del Pantanal, una zona del Brasile grande quasi quanto la Francia che, come dedurrete dal nome, per molta parte dell’anno e’ un gran pantano! Abbiamo deciso, per accorciare i tempi e visto i costi praticamente uguali, di evitarci tre giorni di pulman e di concederci il primo aereo per attraversare mezzo Brasile. E devo dire che e’ stato abbastanza strano ritrovare i comfort di un aereoporto e rivedere la gente in giacca, cravatta e portatile alla mano nello scalo effettuato a San Paolo. Il Pantanal ci e’ stato consigliato da parecchi amici, qui pare si possano vedere una miriade di animali con molta facilita`a differenza dell`Amazzonia dove si nascondo nell’intricata foresta. Ed effettivamente di animali ne abbiamo visti parecchi! La prima tappa e’ stato il paesino di Bonito, famoso per le acque dei suoi fiumi ricche di calcare e per questo letteralmente trasparenti. E’ stato impressionante fare il bagno. Immaginate di tuffarvi in un acquario e di trovarvi a nuotare faccia a faccia con numerosi pescioni…solo una volta in acqua ci siamo resi conto di quanto normalmente si abbia una visione sfalsata dalla luce e dal fondale quando ci si immerge in mare, qui sembrava che l’acqua non ci fosse proprio e ¡ pesci, di dimensioni notevoli, nuotavano tranquilli a fianco a noi come se niente fosse. IMG_2533

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… e finalmente festival!

Brasil - 4 aprile 2007

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Dopo esserci sorbiti musica sudamericana per piú di due mesi, dopo essere arrivati in Brasile dove la musica che abbiamo ascoltato per strada finora é stata solo Forro´( e chi non sa cos´é non si perde nulla credeteci) e rock nacional, finalmente le radici africane di Bahia dettano legge e qui si ascolta ovunque REGGAE!
E soprattutto dopo aver letto il commento di Davidi sui concerti di Torino (grazie degli aggiornamenti) e parecchie mail di Diego con i suoi concerti quasi quotidiani a Sidney (non cito neanche i gruppi perche´praticamente son tutti i migliori al mondo)  finalmente anche noi possiamo dire di essere stati ad un festival!

Arrivati a Salvador non a caso di sabato sera, ci siamo ricordati di un personaggio bahiano incontrato nel campeggio di Morro (sul personaggio si potrebbero spendere molte parole, diciamo che era un tipo di zona, e la sua zona di lavoro era la spiaggia…) che ci aveva accennato di un fantomatico Tributo a Bob imperdibile la sera del 31 a Salvador.
In citta´non abbiamo trovato cartelloni in merito, ma passando da un calzolaio sotto casa, ops ostello, abbiamo incontrato un altro personaggio che mentre ci aggiustava i sandali ballava molleggiando a ritmo di dub. Gli abbiamo chiesto del concerto e lui “certo! e´da non perdere!”.
A quel punto si trattava di scoprire dove trovare i biglietti e soprattutto abbandonare il bel centro storico turistico e protetto del Pelorinho per addentrarsi nella periferia di Salvador alla ricerca del festival. Individuato il pulman, non é stato difficile capire dove scendere, perché tutto il popolo reggae di Salvador era lí per il tributo.
Migliaia e migliaia di persone, musica dal vivo dalle 20.00 all´alba con gruppi locali e internazionali: Adão Negro, Dissidência, Ponto de Equilíbrio, Moa Ambesa e Lucky Dube.
Insomma dobbiamo ammettere che nonostante le moltissime avventure che stiamo vivendo una situazione cosi´ci voleva proprio ed e´stato bello riuscirsela a vivere in mezzo alla gente di Bahia e lontano dai soliti circuiti turistici.

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A caccia di diamanti nella Chapada Diamantina

Brasil - 2 aprile 2007

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Salutato a fatica il mare ci siamo spostati verso l´interno dello stato di Bahia e precisamente a Lencois, nel parco nazionale della Chapada Diamantina e devo dire che non ci siamo assolutamente pentiti della scelta. L`immenso territorio della Chapada Diamantina e´stato trasformato di recente in parco nazionale, prima per anni, e´stato il luogo di lavoro di migliaia di minatori alla ricerca dei preziosi diamanti. Il parco e´ caratterizzato da fiumi, cascate e grossi canyon naturali ricchi di pietre preziose, come si trovano in Africa, terra da cui il Brasile si e´distaccato con la deriva dei continenti. Oltre ai canyon naturali oggi si vedono migliaia di altri piccoli canyon letteralmente scavati a mano dai minatori e migliaia di grotte dove i lavoratori dormivano la notte.
Vi svelo subito che, nonostante pare che ancora qualche diamante si possa trovare, noi non siamo stati cosí fortunati, ma se non abbiamo trovato pietre preziose vi assicuro che un pezzo di Paradiso crediamo proprio di averlo raggiunto.

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Bahia!

Brasil - 2 aprile 2007

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Ed eccoci arrivati in Bahia! La terra dove geografia e storia sono unite piu´che mai e hanno lasciato fortissime radici africane. Qui, prima della deriva dei continenti, si trovava l´Africa e la storia ha voluto che di africani si ripopolasse per colpa della schiavitu´. Da allora in Bahia son ben visibili i tratti somatici tipici africani, con il solito miscuglio di etnie che ha generato uno dei popoli piu´belli al mondo; si sentono le radici africane nei riti religiosi ancora presenti del Candomble´; nella capoeira (per chi ancora non lo sapesse la capoeria e´ stata creata proprio dagli schiavi africani che per ribellarsi al padrone bianco inventarono questa arte marziale nascondendola sotto le sembianze di una danza) e nei meravigliosi e numerosissimi piatti tipici della cucina Bahiana con molte influenze proprie della cucina africana. Purtroppo non siamo riusciti a sperimentare proprio tutto, ma possiamo dirvi che la nostra giornata tipica inizia con un buonissimo Acai, un frutto di origine Amazzonica che viene servito frullato con del ghiaccio e con sopra banana e granola, oltre ad essere molto fresco (e qui di frescura c´e´assoluto bisogno) pare sia anche ricco di fibre e ideale per cominciare la giornata.

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Bem-vindos in Brasil!

Brasil - 23 marzo 2007

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E ora di rimettersi in marcia!
Dopo essere rimasti a Rio ancora un giorno per andare a vedere la lezione di capoeira del gruppo Senzala (mio vecchio gruppo di Torino) in compagnia di Sapeca, amica capoerista ormai in Brasile da due anni (vedete c´e´ chi e´peggio di noi :-)) siamo diretti nuovamente verso il mare.
Prossima tappa Itacare´, paesino di surfisti nello stato di Bahia.
Ore di autobus previste: 23.
Ore di autobus realizzate: 30!!!
E dico 30 ore!!!
“Solo” 8 ore di ritardo!!! Come dire bem-vindos in Brasil e tanti saluti ai pulman argentini che vi avevamo piacevolmente descritto con sedili recrinabili, comida a bordo e film a tutte le ore. Certo che per fare otto ore di ritardo comunque ce ne vuole, ma contando che ad un quarto d´ora da Rio il pulman ha subito un guasto e siamo stati fermi due ore in una specie di autogrill circondati da favelas in attesa del meccanico, forse avremmo dovuto capire come sarebbe proseguito il viaggio. Il pulman aveva una temperatura confortevole che si aggirava intorno ai 20 gradi di notte e ai 30 di giorno con una media di un bambino ogni quattro passeggeri, fate un po´voi quindi il totale di pannollini maleodoranti che si aggiravano sul mezzo ;-). Dopo circa sedici ore di viaggio, nel nulla del nulla dell´entroterra brasiliano, sentiamo di colpo un botto fortissimo e dopo i primi attimi di paralisi ci ritroviamo a bordo strada con la gomma forata. Segue pausa per cambio gomma, realizzata dai passeggeri, sotto un sole a dir poco cocente.  Che dire ancora, i tuk tuk in Thailandia avevano meno problemi ed erano piu´confortevoli ;-)

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Ps: un saluto a Kiffa ritrovato sul blog e complimenti alla mia mamma reporter, l´unica che mi ha informata che Tim Burton prendera´il leone d´oro alla carriera. Va beh che siamo dall`altra parte del mondo, ma le belle notizie vanno festeggiate anche qua e, a proposito di festeggiamenti, ora andiamo a scassarci di pesce per festeggiare il trentunenne!

 

Maracana’

Brasil - 23 marzo 2007

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Dopo aver visitato la culla di Diego a Buenos Aires, qui a Rio de Janeiro non potevamo mancare di passare una domenica sera nella torcida brasilera che affolla ogni settimana il tempio del calcio della nazione: il Maracana’!
Rispetto alla Bombonera qui le dimensioni sono decisamente diverse. Lo stadio puo’ ospitare fino a 100.000 persone, ma pare che per eventi inolvidabili (come l’ultima partita di Pele’) ci siano accalcati 200.000 tifosi.
Oggi si gioca Botafogo – Fluminense, uno dei derby cittadini. Arriviamo un’ora prima e la calca alle biglietterie e’ indescrivibile. Ma tutt’attorno c’e’ un mare di gente che beve birra e stuzzica alle bancarelle, tra urla e canti dei tifosi. Dopo un po’ di delirio riusciamo a prendere i biglietti ed entrare. Emozionante!
Lo stadio e’ grande, tanto, ma le gradinate arrivano direttamente sul campo e quindi tutto sembra ravvicinato. In piu’ non vi sono barriere verso il campo e non si capisce come sia possibile che non ci sia un’invasione ad ogni partita.
Purtroppo l’evento richiama “solo” 60.000 persone e quindi non vediamo lo stadio pieno, ma l’energia trascinante delle due tifoserie si fa sentire.
Prendiamo posto vicino al campo, per caso, nel settore del Botafogo.
E il Botafogo vince! Dopo aver rischiato con un rigore parato dal mitico portiere Julio Cesar, nel secondo tempo vanno in vantaggio e la torcida esplode.
Fantastico essere li’, anche per dei profani del calcio come noi. Chissa’ come deve essere
quando gioca il Brasile.

spettatore  

 

 PS: Ci scusiamo per i problemi tecnici non dovuti a noi. Speriamo che le foto possano ritornare presto on-line con gli aggiornamenti dalla curva del Maracana´.

Il fascino della Ilha Grande

Brasil - 19 marzo 2007

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N.B: il seguente post non e’ consigliabile ai particolarmenti invidiosi del nostro viaggio o a chi si e’ appena seduto alla scrivania di lunedi’ mattina :-)

Arrivati nel grande Brasile. L’arrivo a Rio de Janeiro e’ stato breve e poco documentato, dovete scusarci ma capirete che girare con una 400D per le strade di Rio non e’ esattamente la cosa piu’ saggia da fare. In molti ci avevano consigliato di saltare Rio, ma come in Italia tutte le strade portano a Roma, alla fine ci siamo, come dire, capitati. Pero’ vi assicuro che la vista del Cristo Redentore sulla cima del Corcovado a me personalmente ha lasciato i brividi, sara’ il ricordo delle tante immagini cinematografiche che ho associato immediatamente. E poi Rio vista da Copacabana, non si puo’ sicuramente giudicare una bella citta’, magnifico lo spiaggione,  ma con tutti quei palazzacci dietro…pero’ la vista dal famoso Pao de Azucar la rende unica al mondo. Una citta’ che si e’ letteralmente fatta spazio in mezzo a colline verdeggianti che spuntano tra i vari quartieri come dei panettoni.

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