“Lo Hobbit” e’ stato il primo libro ad aprirmi le porte verso un nuovo mondo. Avevo un’eta’ in cui ancora la mia immaginazione era aperta a credere all’esistenza di uomini dal cuore puro e le orecchie a punta, maghi, orchi e strani ometti piccoli e dal piede lungo.
Quante volte ho sognato di vivere nella Terra di Mezzo nella mia piccola casa rotonda! Fino a quando, crescendo, ho iniziato a pensare che non esistesse realmente, ma mi sbagliavo.
Una giornata passata a Hobbiton, set del Signore degli Anelli, ti fa rivivere ogni emozione del libro. Colline verdeggianti, il lago, l’albero delle feste e le case rotonde scavate nel terreno si popolano, con un po’ di ricordi e immaginazione, di piccoli hobbit in festa per il centoundicesimo compleanno di Bilbo.
Nel frattempo tra un piatto di pasta e una visita agli hobbit, visto che gli italiani in viaggio sono pochi, non e’ cosi’ raro che si incontrino. Abbiamo piacevolmente passato qualche giorno con Andrea “Haero“, amico snowboarder con cui ero solita surfare sulle piste di Coumayeur, immaginate l’effetto di incontrarsi nella sperduta Nuova Zelanda!
Andrea sta girando il mondo per sette mesi dopo aver vinto un concorso per il National Geographic. Viaggia da solo in compagnia della sua fedelissima telecamera con cui documenta la situazione della neve nel mondo: ” The snow must go on” e’ il nome del suo progetto. Visitate il suo blog, perche’ i suoi video spaccano!
Purtroppo non c’e’ stato il tempo per dipingere il nostro furgone, ma le idee per collaborazioni future tra viaggiatori come noi si sprecano :-)
La vista e’ appagata tutte le mattine. Usciamo dal nostro Blue Spring nella frizzante aria mattutina e ci riempiamo gli occhi guardando il mare e la lunga spiaggia ancora deserta.
Il tatto e’ la sensazione sublime che provo ogni sera nello sporcarmi le mani di morbido parmigiano, vero, appena gratuggiato per cospargere i piatti di pasta fresca.
L’udito sono le note di Battisti che risuonano in sottofondo mentre lavoriamo, ricordi di casa, parole a volte profetiche (si viaggiare …)
Il gusto di poter sorseggiare un bicchiere di vino al cinema dove, al posto del porta pop-corn, ogni comodo sedile e’ dotato di un tavolinetto porta calici.
L’olfatto sono i profumi dimenticati da mesi: il basilico fresco, l’aceto balsamico, il rosmarino sulle patate, la bruschetta, la caprese e tutti i piatti che sforniamo ogni sera.
Il sesto senso, forse, e’ quello che ci ha fatto partire e ci ha condotti fino a qui, oggi, dopo nove mesi di viaggio.
La primavera e’ alle porte. Il tempo capriccioso alterna temporali improvvisi al primo sole caldo di stagione che fa subito sognare il mare.
Non abbiamo avuto tempo di togliere le pieghe dai vestiti che gia’ abbiamo dovuto salutare, con un po’ di nostalgia, la nostra casetta di Auckland. Il Fish and Chips non ci garantiva abbastanza ore di lavoro, siamo ritornati on the road. La verita’ e’ che l’ultimo giorno di lavoro mi sono vista costretta a friggere le ostriche e ho temuto di essere diseredata dalla mia famiglia :-). Pertanto fatti i bagagli ci siamo messi in moto sulla nostra casetta portatile ribattezzata Blue Spring come buon auspicio per la stagione imminente e come piccolo omaggio ad uno dei nostri film giapponesi preferiti.
Direzione: Tauranga (leggasi con pronuncia Kiwi ” Tayrona”), citta’ turistica che si affaccia sul mare della Bay of Plenty.
Son passate quasi due settimane dal nostro arrivo ad Auckland. Giorni strani, variabili come il tempo neozelandese (ci sono quattro stagioni in un giorno!). Un momento ci sembrava di aver trovato lavoro in citta’, l’attimo dopo stavamo per seguire le nostre pulsioni e rimetterci in moto.
Sicuramente la Nuova Zelanda non sa cosa vuol dire la crisi del lavoro che conosciamo bene in Italia, se mandi un curriculum ti rispondono anche solo per dirti che al momento non hanno bisogno, ma fa sempre piacere se l’azienda in questione si chiama Yahoo!. Se cammini per le strade puoi leggere un annuncio di ricerca personale in un locale su tre e pullulano agenzie interinali che fanno realmente il loro mestiere.
Purtroppo non avevamo considerato che Pablo, per quanto li porti bene, ha pur sempre 31 anni e il limite per il rilascio del Working Holiday Visa e’ di 30 anni. Pertanto niente permesso di lavoro, ma un semplice visto turistico. Pensavamo di poter fare richiesta di un permesso di lavoro temporaneo una volta giunti ad Auckland, ma non abbiamo tenuto conto dei tempi dell’ufficio immigrazione. Due mesi per ottenere un visto e solo dopo richiesta da parte di un datore di lavoro.
Peccato perche’ le richieste nel campo dell’ IT sono veramente moltissime, ma la nostra idea e’ di lavorare per tre mesi e poi rimetterci in movimento, pertanto per ora le aziende possono attendere :-)
E questo e’ stato il nostro breve sogno californiano. San Diego, San Francisco, Los Angeles, Death Valley, Joshua Tree Park…
Grazie infinito a tutti quelli che ci hanno ospitato e portato in giro
Thanks to all the people who host us and let us know a bit of California!
Il 18 settembre siamo partiti da Los Angeles verso la Nuova Zelanda. Il 19 e’ un giorno della nostra vita che abbiamo perso da qualche parte in mezzo all’oceano e il 20 settembre siamo atterrati a Auckland.
Come sempre fortunati (o non e’ un caso!?!) nel trovare persone splendide, siamo ospiti di una coppia neozelandese gentilissima che ci fa gia’ sentire a casa. Ma gentilezza sembra la parola chiave in Nuova Zelanda, tutti sorridono, tutti ci aiutano, sembra proprio un paese felice. Certo a volte sono un po’ bizzari questi neozelandesi, con il loro accento incomprensibile, che girano scalzi per le strade (e non fa certo caldo!!), ma a noi son piaciuti da subito. E ora bisogna fare sul serio, curriculum alla mano si va in cerca di lavoro e casa, per una volta ci sentiamo noi immigrati, ma ben accetti.
Nel frattempo guardando i primi scorci di verdi colline e spiagge selvagge gia’ sogniamo un nostro furgone e le strade della Terra di Mezzo….