Il mare visto dall’alto

Liguria - 9 maggio 2009

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Un anno fa rientravamo a Torino dal nostro girovagare per il mondo. Un gruppo di amici e parenti ci aspettava, a nostra insaputa, all’ultimo autogrill prima di entrare in città con bandiere e abbracci festosi.
Il primo maggio 2008 me lo ricordo come una giornata di sole, io e Pablo insonni a camminare e riscoprire la nostra città in mezzo ai primi manifestanti e alle bandiere tibetane, ignari che la nostra vita sarebbe cambiata, ancora una volta, di lì a poco.
Oggi, ad un anno di distanza, l’unica cosa che ci è venuta da fare per ricordare il nostro rientro, è stata andare a camminare. Quei trekking che tanto hanno riempito il nostro viaggio, volevamo vedere se eravamo ancora in grado di affrontarli, anche qui, a casa nostra.

Visto la quantità di neve scesa quest’anno, le alpi erano ancora off-limits per le camminate e quindi abbiamo optato per “L’alta via dei monti liguri”, un sentiero che si inerpica sulle verdeggianti montagne che si affacciano sul mare della Liguria.
E’ stata un’ottima scelta, il modo migliore per trascorrere questi giorni di ricordi un po’ malinconici. Io e Pablo, in mezzo alla natura, in fuga dall’affollamento della riviera ligure, uno zaino sulle spalle (e che fatica, non siamo proprio più abituati!), un fornelletto per le nostre cenette, rifugi liberi ad accoglierci con tanto di caminetto tutti per noi, le verdi montagne e il mare visto dall’alto che ci ha regalato scenari memorabili.

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Vota mondovisione!

Uncategorized - 6 marzo 2009

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Ciao a tutti,

mondovisione è di nuovo in gara. Anche quest’anno partecipiamo al concorso di racconti di viaggio.

Contiamo su di voi amici/elettori per scalare nuovamente le vette della classifica.

Nuova edizione del concorso, nuovi racconti. Quest’anno la procedura è un pochino più complessa, occorre registrarsi prima di votare il racconto, ma noi per questo vi saremo per sempre grati ;-)

Votate il nostro racconto al seguente link: http://www.7mates.com/raccontidiviaggio/guide/india/rajasthan/pushkar/that-s-india.htm

Spargete la voce ai vostri amici e contatti….noi non potremo far altro che ringraziarvi e pubblicare, speriamo presto, nuove storie di viaggi in mondovisione!

votate votate votate

gracias

incrociamo le dita ;-)

i mondovisionari

Il bene più prezioso

Marocco - 6 gennaio 2009

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Son passati otto mesi dal nostro rientro e finalmente riprendiamo il volo. Viaggetto breve, brevissimo, ma comunque intenso e importante per noi.
Un last minute, due amici che si aggregano a noi e si riparte: destinazione Marocco!
Una settimana per riassaporare il piacere dello zaino in spalla e toccare per la prima volta la terra d’Africa.
Caldo, sandali ai piedi appena scesi dall’aereo, Essaouira la bella, il mare d’inverno, spiaggioni oceanici e campi da calcio improvvisati ovunque sui bagnoasciuga, gabbiani al tramonto, mura che sembrano inespugnabili, navi che si inabissano e odore di pesce appena pescato, barchette blu, finestre blu, decorazioni blu su case bianche.
E poi l’esperienza nell’hammam tradizionale, non di quelli turistici con le istruzioni in lingua per gli occidentali e solo volti bianchi ad attenderti. Un piccolissimo hammam locale senza sfarzi e decori, con donne marocchine che non parlavano una parola di francese, ma alla fine a gesti siamo riuscite a capire come comportarci e a goderci il calore e il rilassamento del bagno turco osservando le donne mentre si lavano e sfregano per ore nella breve intimità concessa dall’hammam.
Come molto tradizionale la cena di pesce al mercato di Essaouira, una grande prova per i nostri stomaci, ma che freschezza!!
Osserviamo lungo la strada che scorre a bordo ocenano un enorme cantiere per un campo da golf in costruzione, e ci chiediamo come si faccia a pensare di costruire dei campi da golf in un paese in secca?!

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Il cinema in strada

Torino - 14 settembre 2008

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Quando una volta qui era tutta campagna ed esistevano ancora le mezze stagioni, il cinema si teneva in strada.
Oggi abbiamo la televisione, skype, il digitale terrestre e i cinema con 16 sale e anche più.
Per fortuna a Settembre, da cinque anni a questa parte, ci pensa l’Associazione Culturale i 313 a farci uscire per la strada. A riportare nelle piazze la magia del grande schermo, in quelle piazze che la maggior parte dei torinesi non frequentano mai: Piazza Cerignola, Piazza della Vittoria, Largo Saluzzo, Via di Nanni.
Cinema in Strada” non è solo una rassegna di cinema all’aperto, ma, come spiegano le ragazze dell’associazione, è un momento di incontro tra i cittadini italiani e migranti attraverso il cinema con proiezioni di film rappresentativi delle persone e delle comunità che vivono nei quartieri periferici della nostra città.
E così, grazie alle scelte degli abitanti dei quartieri ed alla selezione artistica dell’associazione, possiamo vedere film marocchini, albanesi, colombiani, senegalesi, argentini … insieme ai classici del cinema italiano da Alberto Sordi a “C’era una volta il west”.
Ma non vi preoccupate i film, proiettati in lingua originale, sono rigorosamente sottotitolati e così, oltre ad imparare storie e costumi degli immigrati, impariamo anche un po’ della loro lingua e chissà che la prossima volta che li incroceremo al mercato non ci facciano un po’ meno paura ;-)
Mi ricordo che un giorno, durante il nostro lungo viaggio, eravamo in una città del nord del Messico, e per caso abbiamo scoperto che quella sera si sarebbe tenuta la proiezione di un film italiano nell’università della città.
Siamo andati subito a vederlo, non tanto per il film in sé, ma per il piacere di vedere una commedia italiana, una nostra storia, dopo tanti mesi in terra straniera. Ieri sera alla proiezione del film “A Casablanca gli angeli non volano” di Mohamed Asli pensavo al piacere che sicuramente provavano i marocchini in sala nel poter vedere sul grande schermo le immagini e le storie della propria terra, film che molto raramente riescono ad essere distribuiti nei cinema italiani.

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Il branco di pecore

Sardegna - 7 agosto 2008

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Dopo essere andati in Belgio a trovare il nostro amico Sander eccoci qui a viaggiare di nuovo (strano vero?), questa volta in direzione Sardegna per un po’ di ottimo mare nostrano e per andare a trovare Cecilia amica conosciuta nel sud dell’India.
Con Ceci abbiamo condiviso solo pochissime ore del nostro viaggio intorno al mondo perché il destino ci ha fatti incontrare al termine del suo viaggio indiano, ma, tra viaggiatori, a volte bastano pochissimi minuti per entrare in sintonia. Con Cecilia è stato così.
Abbiamo capito da subito che sarebbe stata una persona interessante da scoprire e che avrebbe avuto molte storie di viaggio da condividere con noi. Infatti, e lo dico con molto più che un pizzico di invidia, Ceci lavora in Sardegna nella gestione di un piccolo albergo e per sei mesi all’anno, grazie alla stagionalità del suo lavoro, gira per il mondo. Ha tutta la nostra stima perché molti sognano e dicono di voler di viaggiare, ma pochi hanno veramente il coraggio di farlo, soprattutto le donne da sole.
E così abbiamo preso un traghetto per la Sardegna, ma per evitare il turismo di massa che, come ormai avrete capito, non fa per noi, ci siamo diretti verso il sud dell’isola in cerca di luoghi meno battuti.
I primi tre giorni li abbiamo passati nella ridente cittadina di Guspini, nell’entroterra sardo. Un piccolo paese dove i ragazzi dell’etichetta musicale indipendente sarda Here I Stay hanno organizzato un festival che ha fatto veramente al caso nostro. Due palchi in mezzo al verde, un campeggio sotto gli ulivi, musica dal vivo dalle sette di sera alle due di mattina per poi partire con i dj set. Musica indie rock, folk, country, noise, elettronica, visual … complimenti agli organizzatori di questo piccolo grande festival, un evento unico nello sguarnito panorama degli eventi sardi.
Noi ci siamo divertiti ad andare di giorno nelle splendide spiagge della Costa Verde e a campeggiare alla sera con la musica dal vivo a fare da sottofondo alle nostre nottate circondati dai giovani stilosi rockettari sardi, rigorosamente con i jeans e le all-stars ai piedi ;-)

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Le voci narranti del rock

Torino - 14 luglio 2008

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Era l’estate di due anni fa, anno 2006. Una serata in un locale torinese dove, vista l’imminenza del Traffic, per l’occasione selezionava musica uno degli organizzatori del suddetto festival. Entro nel locale e l’organizzatore mette il disco dei The Raconteurs, quell’anno in uscita con il loro primo album Broken Boy Soldier.
Scambio due chiacchiere complimentandomi per la selezione e il “dj” mi dice che quello per lui era l’album dell’anno.
Peccato che i Sex Pistols, che hanno suonato al Traffic venerdì sera, fossero disco dell’anno nel 1976 … mentre i The Raconteurs hanno suonato martedì scorso presentando il nuovo album, per la prima volta in Italia, allo Spaziale Festival.
C’e’ chi non è venuto lamentandosi per il prezzo del biglietto, per me sono stati i 25 euro meglio spesi di questa stagione musicale. E aggiungo un’altra cosa: sono molto felice, per una volta, di non aver dovuto pagare oltre al costo del biglietto la solita trasferta milanese in direzione Alcatraz o Rolling Stones, con tanto di benzina, casello ed eventuale rustichella al ritorno all’autogrill di Novara.
La buona musica si paga, i prezzi per gruppi di tale livello non sono mai inferiori a queste cifre, anzi, all’estero costano molto di più, non abbiamo proprio di che lamentarci questa volta. Senza contare che, per i più feticisti e gli amanti dei ricordi, il merchandising del festival, ha dei prezzi veramente irrisori: una maglietta 6 euro con grafica super stilosa, cosa volete di più?
Spaziale Festival è un festival che cammina con le proprie gambe, che da anni ci istruisce musicalmente portando gruppi che altrimenti non avremmo modo di conoscere, che lotta per sopravvivere cercandosi i propri sponsor e non facendo affidamento solo sui finanziamenti comunali.
Al contrario di altri festival, non credo servano i nomi, che, solo dopo aver avuto tagli nei finanziamenti, si sono sbattuti a trovare sponsor a sostegno della propria manifestazione.
Ma ora parliamo della musica. Un concerto consacrazione della musica Rock, Jack White e soci in splendida forma a divertirsi sul palco. Un’energia incredibile, le chitarre perfette, le voci in piena sintonia, sembrava a tratti di sentire i Led Zeppelin o i Rolling Stones.
Se esiste una definizione di Rock per me oggi si traduce in The Raconteurs.
Loro sono le voci narranti del rock di oggi, quel rock semplice, pulito, vibrante, energico che non può non farti ballare.

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Il fascino della carta stampata

Torino - 27 giugno 2008

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Non è per rinnegare il mezzo internet che tanto ci è stato utile durante il nostro viaggio, ma non c’è blog o e-book che tenga, il fascino della carta stampata è tutt’altra cosa.
Per questo è stato emozionante oggi andare in edicola, comprare la rivista Extra Torino e trovare le nostre fotografie, la nostra storia, le pagine da sfogliare tra le mani mentre i ricordi riaffiorano.
L’articolo, arrossisco un po’ nel vederlo, si apre con una nostra fotografia grande, imponente, come le rovine del Machu Picchu che si intravedono dietro di noi. Un autoscatto di prima mattina, mi ricordo la fatica, la camminata all’alba, 100% di umidità, un’ora di gradini per raggiungere la meraviglia del mondo prima dell’invasione dei gruppi di turisti, mentre quegli stessi turisti ci superavano in salita con i loro pulmini organizzati.
E poi arriviamo in cima, stanchi, con un po’ di occhiaie e, nonostante sia una delle immagine più viste al mondo, la realtà supera ogni aspettativa. Rimaniamo mezz’ora ammutoliti ad ammirare il paesaggio, le rovine per poche ore ancora disabitate dai turisti e ci chiediamo, come tutti, come è possibile che gli Inca siano venuti a costruire proprio qui, in cima a queste montagne.
Sfoglio le pagine e riemergono le immagini del Sud America così tanto amato, il ghiacciaio Perito Moreno, il “classico” come viene definito da quelle parti, come dire “non puoi non vederlo!”. Mi ricordo di un nostro amico romano, Pino, simpaticissimo, uno dei primi italiani conosciuti in viaggio ad Ushuaia. Ci raccontava la sua visita al Moreno dicendo di tenerci pronti, perchè è come stare davanti ad un freezer con lo sportello aperto!
Le nuvole mi ricordano le ore e ore passate sulle strade della Patagonia con il dito alzato in attesa dell’arrivo di un qualsiasi mezzo che ci facesse percorrere un po’ di chilometri, ricoperti di polvere, spesso infreddoliti e con lo sguardo rivolto al cielo passando il tempo ad ammirare le forme tridimensionali create dal vento e i tramonti spettacolari che solo in Nuova Zelanda avremmo rivisto così colorati.

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Finalmente un arcobaleno!

Milano - 19 giugno 2008

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Finalmente, dopo quasi un mese di pioggia ininterotta, il cielo ha smesso di piangere le sue lacrime.
A volte non serve prendere un aereo verso esotiche destinazioni per ricercare nuove emozioni, a volte, bastano pochi chilometri. Un treno per Milano e i biglietti del concerto dei Radiohead in tasca, quei biglietti che ci hanno regalato mesi e mesi fa i nostri amici, fiduciosi così, di riuscire ad accallappiare il nostro rientro.
Gli alieni della musica sbarcano a Milano e la città si popola di accenti provenienti da ogni parte d’Italia, tutti insieme, premuti, sudati, estasiati, sotto un cielo incredibilmente limpido, una luna piena come un faro e le chitarre rock che rieccheggiano nel prato dell’arena.
Perchè i Radiohead suonan sì svariegate sperimentazioni elettroniche con suoni che sembrano provenire direttamente da Marte, ma principalmente, per me, il loro filo conduttore è ancora il rock, come solo loro sanno suonare e farti ballare.
Brividi all’ascolto delle canzoni dell’ultimo album “In rainbows” e degli altri classici riproposti tra canzoni energiche accompagnate dai balli ritmati di Thom e pezzi melodici che van dritti al cuore.
Un concerto ecocompatibile con impianti luce e audio a basso consumo di energia, una location nel centro cittadino per agevolare l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblico e le bandiere del Tibet a colorare il palco in mezzo ai giochi di luce e proiezioni che fanno da cornice alla musica sublime.
E con questo siamo a quota quattro, dopo Monza, Bergamo, Verona, Milano chissà se un giorno riusciremo a vederli sotto il cielo di Torino.
Il rientro è stato faticoso, ma lo rifarei di nuovo. Eravamo a letto alle 3.00, ancora felici, vibranti e consapevoli di aver assistito a qualcosa che ricorderemo per lungo tempo e che un giorno racconteremo con orgoglio consci di aver avuto la fortuna di vedere uno dei grandi miti della musica di ogni tempo e generazione.

… grazie Radiohead, grazie amici …

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Le stelle di Torino

Torino - 6 giugno 2008

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Siamo tornati da più di un mese e ancora ci sentiamo turisti nella nostra città.
A camminare per le strade bagnate del centro provo la stessa sensazione di quella soleggiata mattina del primo maggio quando, a poche ore dal nostro arrivo, non riuscendo a dormire per l’adrenalina del rientro, abbiamo cominciato a vagare senza meta con il naso all’insù per ammirare l’architettura dei palazzi, stupendoci nel sentir le voci italiane degli altri passanti.
Quindici mesi intorno al mondo ed è bello tornare e scoprire che Torino è ancora più bella di prima. Saranno i turisti che finalmente iniziano ad arrivare a carovane, saranno le piazze pedonali dove ci piace passeggiare, sarà la libertà di questi giorni che ci porta a scoprire il mercato di Porta Palazzo in settimana, sarà che per una volta non abbiamo fretta e ci concediamo il lusso di camminare a piedi per scoprire ogni cambiamento avvenuto in nostra assenza.
Come dei turisti curiosi passeggiamo sotto la pioggia incessante di questi giorni a ricordo dei temporali tropicali e degli scampati monsoni indiani.
Ma non siamo solo noi ad accorgerci della bellezza di casa nostra, la prestigiosa Guida verde Michelin ha deciso, quest’anno, di assegnare a Torino tre stelle, inserendola tra i “da non perdere” al pari di Roma, Firenze, Venezia e Pompei.
E chissà se nel prossimo viaggio, parlando della nostra città, potremo evitare di elencare Fiat, Juventus e Nutella perchè gli altri viaggiatori capiscano da dove veniamo.
Intanto noi continuiamo a passeggiare in questa divertente veste di turisti, tentando di riadattarci alla vita di prima o più che altro tentando di non tornare alla vita di prima.
Il viaggio ci ha sicuramente cambiati e il difficile rientro ancora di più. Siamo combattuti ogni giorno tra il restare e il rimetterci lo zaino in spalla e partire.
Quindi, anche se a volte la curiosità ha la meglio, non chiedeteci ancora cosa faremo da grandi. Le idee e i sogni sono molti, spesso in contrasto tra loro, ma di una cosa sono certa, siamo partiti e tornati insieme e insieme abbiamo il potenziale per realizzare ogni nuovo sogno, con la nostra buona stella che ci guiderà nei prossimi viaggi.

Giro giro mondo

Istanbul - 29 aprile 2008

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L’Argentina e’ il primo amore,
il Cile la scoperta del trekking,
il Brasile natura selvaggia,
la Bolivia i volti degli İndios,
il Peru’ e’ storia,
la Colombia locura,
Panama le spiagge incontaminate,
Costa Rica e’ l’incontro con le tartarughe giganti,
Nicaragua una piacevole scoperta,
Honduras il mondo sommerso,
Belize acque cristalline e grigliate di aragoste,
Messico il ritorno in luoghi amati con i nostri amici al seguito,
Guatemala sono i colori del Centro America,
California una possibile nuova casa,
Nuova Zelanda viaggiare con Blue Spring in scenari da film,
Bangkok le ore ai mercati e il pad thai per strada,
İndia di nuovo confusione, colori, sapori, persone, mucche e ancora persone,
İstanbul il ritorno all’Europa e ad una vitalita’ che ci mancava…

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Abbiamo scelto una vita nella quale niente diviene consueto e familiare, una vita senza riti, come le visite ai parenti o il pranzo di Natale. E’ il prezzo che paghiamo. Ogni giorno apriamo gli occhi su un mondo nuovo e facciamo della meraviglia il nostro mestiere.”
Angela Terzani Staude “Giorni cinesi”