È passato un mese dal nostro rientro, ma mai come questa volta, sembra una vita fa, ora finalmente ho tempo di rispolverarne i ricordi.
Quest’anno avevamo voglia di Latino America, ci mancava il viaggiare in un paese dove riuscire a comunicare con le persone, fa la differenza, e per la terza volta torniamo nell’amato Messico.
Buttiamo i bambini, eccitatissimi, giù dal letto alle quattro di mattina e iniziamo il lungo viaggio: Torino-Francoforte-Los Angeles.
Il volo di andata assomiglia più ad un survival, Ali parte con 38,5 di febbre, Milo è sveglissimo e stanchissimo … ci ripromettiamo di non viaggiare più con un volo diurno così luuuungo.
Fatichiamo a farlo dormire e a calmarlo, dopo 12 ore scendiamo a testa bassa dall’aereo scusandoci con i poveri vicini disturbati dalle sue urla.
Per fortuna all’atterraggio ci viene a prendere Gogol, caro amico di famiglia, che ci ospita per la prima notte nella sua bellissima e rilassante casetta in stile orientale appoggiata sulla tranquilla collina di Los Angeles, a Highland Park.
Al mattino, complice il jet leg, ammiriamo l’alba dal suo giardino, e dopo aver imbottito Ali di tachipirina ci rimettiamo di nuovo in viaggio verso l’aereoporto: la Baja California ci aspetta!!
Atterriamo a San Jose’ del Cabo tempo di noleggiare la macchina ed eccoci on the road, prima direzione: La Paz!
Tritiamo i primi 200 km mentre i bimbi dormono esausti, iniziamo a familiarizzare con il paesaggio che ci avrebbe tenuto compagnia per i successivi 15 giorni: cactus, deserto, cactus deserto e ancora cactus!
Arriviamo la sera in un piccolo airbnb non distante dal lungomare.
I primi giorni li dedichiamo a La Paz, i bambini a turno si passano l’influenza, ma riusciamo comunque a rilassarci di giorno nella famosa spiaggia di Playa Balandra e a tuffarci la sera nel colorato e chiassoso carnevale mentre i bimbi provano giostre di altri tempi e i giochi sparpagliati nell’affollatissimo Malecon e noi sorseggiamo cerveza Pacifico.
Dopo tre giorni è ora di rimetterci in viaggio, non abbiamo nulla di prenotato, studiamo l’itinerario giorno per giorno e decidiamo di provare ad andare ad avvistare le famose balene grigie che in questo periodo dell’anno affollano le tre lagune della Baja California dove vengono a riprodursi.
Optiamo per Bahia Magdalena che non ci fa deviare troppo dalla meta successiva, Loreto, ma decidiamo di scartare il porto delle principali escursioni e di dirigerci verso il nord della laguna al minuscolo villaggio di Lopez Mateos. La scelta ci sembra azzeccata, il vento è parecchio forte in questo periodo dell’anno, ma questo tratto della laguna è molto protetto inoltre siamo l’unica barca a partire per l’escursione e non ci dispiace poter fare l’uscita in completa solitudine.
Lo scenario ci sorprende, è bellissimo! Salpiamo al calar del sole, la laguna è circondata da dune di sabbia e numerosi uccelli che popolano quest’area protetta. La barchetta è minuscola, otto posti circa (ma ci siamo solo noi), grossa come la metà di una balena madre. Non riesco a non chiedere al nostro capitano se non ci son mai stati degli incidenti durante gli avvistamenti. Una volta sola, mi racconta, trent’anni prima, per colpa di un barcaiolo che non ha visto una balena e ha fatto una manovra sbagliata urtandone una che passando sotto ha fatto ribaltare la barca, ma per fortuna, ci ricorda, sono amiche dell’uomo.
Noi aguzziamo la vista speranzosi e in pochissimo tempo iniziamo ad avvistare a distanza il primo spruzzo e già urliamo di gioia. Sappiamo però che molte persone in queste lagune arrivano addirittura a toccarle, ci sembra impossibile e invece, entrando di qualche chilometro dentro la laguna, avvistiamo una mamma con il suo cucciolo di appena due settimane. Il capitano ci incita a mettere la mano nell’acqua scura per chiamare a noi il cucciolo, l’avviciniamo con un misto di speranza e timore e dopo poco eccolo lì che si fa accarezzare dalla mano di Pablo!
Gioca attorno alla barca per una decina di minuti attirato dai nostri schizzi e poi ci saluta con un’immagine che, ammetto, mi ha fatto scendere le lacrime, andando via a fianco alla sua mamma con un ultimo tuffo a due fuori dall’acqua.
Decidiamo, nonostante l’ora di tritare ancora qualche chilometro e arrivare per la sera alla cittadina di Loreto pensando di prenotare una sistemazione lungo la strada, ma abbiamo sottovalutato il deserto Messicano, per chilometri e chilometri solo cactus e nessunissimo segnale telefonico.
Arriviamo a Loreto, stanchi, affamati e senza stanza. Appena arrivati in città riusciamo a collegarci a booking.com che ci segnala pochissime strutture disponibili, invece avviene quello che anni fa pensavo impossibile. Troviamo una camera in centro paese grazie alla vecchia LonelyPlanet (una volta era impensabile trovare disponibilità nella prima struttura economica segnalata dalla guida, come cambiano i tempi!).
Il proprietario della Posada, un vecchio messicano rigorosamente baffuto e gentilissimo, aggiunge un materasso a terra in una stanza e ci fa accomodare tutti e cinque.
Loreto è una tranquilla cittadina con un centro storico molto bello e rilassante. I pittoreschi ristoranti che circondano la piazza sono tutti all’aperto, nonostante alcune sere non sia per niente caldo in questa stagione, ceniamo con i mariachi che ci rallegrano dedicandoci la canzone di Coco!
Ma la voglia di mare e relax ci spinge a ripartire, direzione nord verso Bahía Concepción, una delle mete più ambite del nostro progetto di viaggio.
La strada da Loreto alla Baja si incunea tra montagne e cactus, ma dopo qualche chilometro iniziano a spuntare lingue di sabbia e insenature perfette e iniziamo a sognare di avere con noi il nostro amato furgone.
Questa parte della Baja California è il paradiso dei Van Lifer!
Le spiagge sono popolate da camper e furgoni, americani che vengono qui a svernare per mesi in riva al mare. Tutto è consentito e in questa parte del Messico non percepiamo mai pericoli solo tanta quiete e libertà.
Altre spiagge hanno bellissime casette a pochi passi dall’acqua, alcune sono in vendita, fotografiamo qualche cartello di vendita a futura memoria ;-)
Una sera mentre sorseggiamo una cerveza in un ristorantino di sabbia affacciato sul mare assistiamo per la prima volta al fenomeno della “bioluminiscenza”, non avevamo ma visto niente di simile nei nostri viaggi. E’ stato come vedere un’aurora boreale nel mare, grazie alla presenza di microrganismi che al passare dell’onda si illuminano di luce verde fluorescente. Magia Pura!
Salutiamo Bahía Concepción con una certezza: un giorno prenderemo un furgone in California e scenderemo da queste parti con molto più tempo a disposizione per goderci appieno la sua natura selvaggia.
E’ giunta l’ora di rientrare, passiamo ancora un paio di giorni a La Paz, ora decisamente più tranquilla dopo i giorni di festa del carnevale. Ammiriamo i numerosi graffiti che scopriamo gironzolando per le sue strade, i buonissimi ristoranti e bar e ci godiamo ancora Playa Balandra con la sue acque basse perfette per fare giocare i bimbi mentre gustiamo il mango fresco servito in spiaggia (basta ricordarsi di chiederlo rigorosamente senza sale!).
Saltiamo, mio rammarico, l’escursione con gli squali balena e le nuotate coi leoni marini … saranno un altro buon motivo per tornare da queste parti, ma con un bimbo di un anno e mezzo proprio tutto tutto ancora non si riesce a fare ;-)
Per spezzare il viaggio di rientro decidiamo di fare una sosta anche dall’altra parte della Baja verso l’oceano a Todos Santos, famosa per le sue onde da surf e per il celebre Hotel California.
Arriviamo giusto in tempo per un Margarita da sorseggiare al tramonto da un promontorio sul mare e mentre osserviamo il cielo cambiare colore ogni secondo guardiamo l’orizzonte in cerca di balene.
Pietro esclama “ma è impossibile vedere una balena da qui” e invece dopo pochi secondi eccola lì a pochi metri dalla riva che esce a salutarci dall’acqua! Questo Messico non finirà mai di stupirci.
Ci godiamo l’ultimo giorno camminando per negozi di artigianato e gallerie di arte e design mexicano e giocando a calcio sulla gigantesca spiaggia oceanica.
E’ ora di imbarcarci, ci fermiamo a Los Angeles ancora una notte per un ultimo saluto a Gogol che fa felici i nostri bimbi portandoci al Kidspace Children’s Museum di Pasadena dove passano le ultime ore a giocare ai piccoli scienziati con numerosi e divertentissimi esperimenti.
Per fortuna il volo notturno di rientro va decisamente meglio dell’andata, mi emoziona vedere come Alice e Pietro bramino di avere il loro schermo per guardare finalmente dei cartoni, ma scelgano rigorosamente lo stesso cartone e si aspettino per vederlo in perfetta sincronia.
Mai il ritorno in Italia fu scelta più difficile, torniamo consapevoli che la quarantena ci aspetta.
Passiamo da deserto e liberta’ alla chiusura in casa perchè è quello che sappiamo avverrà in pochi giorni nel nostro Paese per colpa del Coronavirus.
Trascorriamo le ultime ore a interrogarci se sia la scelta giusta, la più sicura, ma cercando di prevedere come sarebbe stato l’andamento del virus anche nel resto del mondo decidiamo di salire sull’aereo (dopo aver dovuto cambiare itinerario tre volte per poter raggiungere Torino) per tornare vicino alle nostre famiglie.
E’ stato un viaggio diverso, perchè le notizie che leggevamo ogni giorno spesso ci toglievano la spensieratezza che avremmo voluto avere. Ma adesso, riguardando le foto, ci rimane la consapevolezza di essersi stati molto fortunati a poter volare tra le nuvole fino in Messico perchè ora, chissà per quanto tempo, non si potrà tornare a viaggiare con la stessa serenità in giro per il mondo.
In ogni caso, una cosa e’ certa, appena riapriranno i cieli noi saremo lì , tutti e cinque, pronti all’imbarco!
Messico, sperduto Messico.
Ed eccoci giunti finalmente in quello che e`il nostro reale immaginario di questa terra. Il deserto che si estende verso l’infinito ricoperto di milioni di cactus dalle svariate forme, il vento caldo di giorno, gelido di sera e l’arrivo in un pueblo la cui via d’entrata e’ un tunnel a senso unico lungo due chilometri scavato nella roccia: Real de Catorce.
Forse alcuni di voi ricorderanno l’immagine del nero tunnel dal film “Puerto Escondido”, un tunnel che si apre su un pueblo che, a noi, e’ parso sospeso nel tempo.
Real de Catorce ha avuto i suoi anni d’oro come citta’ mineraria agli inizi del novecento raggiungendo una popolazione di 40.000 abitanti, ma dopo il crollo del prezzo dell’argento e’ rimasta quasi del tutto abbandonata fino a pochi anni fa. Una citta’ fantasma affacciata su un deserto dove ogni anno si recano in pellegrinaggio gli indios huichol in cerca del sacro peyote.
Negli ultimi anni il fascino del pueblo semiabbandonato di Real ha attirato parecchi viaggiatori e molti hanno deciso di fermarsi e fare rivivire la citta’ aprendo ristoranti, rigorosamente italiani, e gallerie d’arte.
Ma sara’ stata la bassa stagione o la distanza da altre localita’ tipicamente turistiche, abbiamo avuto la fortuna di viverla ancora come un pueblo fantasma. Camminare per vicoli deserti, tra le case costruite in pietra a volte abitate, ma spesso ancora abbandonate, tra le rovine di antichi palazzi, i cunicoli delle vecchie miniere e l’arena per i combattimenti dei galli, Real de Catorce mantiene ancora oggi un fascino unico di un paese, tipicamente messicano, che ancora non e’ stato cambiato dal turismo, un pueblo sospeso nel tempo e nel ricordo di un antico splendore.
PS: Abbiamo finalmente migliorato e aggiornato la mappa del viaggio! Speriamo di averla resa piu’ facilmente visualizzabile.
Erano appena stati dissequestrati quando due loschi figuri provenienti da Torino, accampando autorita’ parentali, li hanno nuovamente rapiti costringendoli a forza a scorazzarli con tour de force micidiali per tutto il Mexico centrale e mas…
Una settimana di mal tempo (qua qualcuno porta male!), ma che dico mal tempo, ogni giorno a tritare chilometri per tentare di schivare l’uragano DEAN!
Dopo aver pagato un giusto riscatto (lussuosa cena in un delizioso restaurante slow food di Citta’ del Messico) sono stati rilasciati sotto il giuramento di riprendere, finalmente, il loro dovere di mondovisionari.
W l’ Italia e W il Mexico!!
FIRMATO:
Zii di Valucchia ;-)
E’ passato un mese dal nostro “rapimento”, e il tempo e’ letteralmente volato. E’ stato strano passare da una dimensione di viaggio a due, a una dimensione a sei, ma l’arrivo dei nostri amici e’ servita come “boccata d’aria” su Torino.
E ora siamo pronti e ancora piu’ motivati a continuare la nostra avventura che ci portera’ fino alla California per poi volare il 18 settembre verso la Nuova Zelanda in cerca di fortuna ;-)
E’ stato un mese molto intenso, di tanti racconti sulla vita e gli amici rimasti a Torino, di risate e chiacchiere, video amatoriali e di spostamenti rapidi per poter concentrare in poco tempo piu’ emozioni possibili.
Sicuramente tante emozioni e ricordi indimenticabili c’e’ li ha offerti il Guatemala, uno dei paesi piu’ autentici e poveri dell’ America Centrale.
Ore e ore e ore passate sugli scuola bus ad osservare il mondo scorrere dal finestrino, gli odori delle bancarelle al mercato, il viaggiare schiacciati in mezzo a campesinos e bambini dagli occhi enormi e quieti, le capanne di lamiera, i bambini in divisa che escono da scuola, le strade di fango, il pollo fritto che si scioglie in bocca, le pannocchie abbrustolite agli angoli delle strade, i tacos 3×10 quetzal (un euro), la birra Gallo la piu’ buona del Centro America, i meravigliosi mercati di artigianato, i colori dei tessuti, le attese infinite ai “ristoranti”, i sempre sgargianti Chicken Bus, le fermate nel nulla delle montagne guatemalteche, la guida folle degli autisti sui tornanti senza nessun rispetto per le norme basiche di sicurezza stradale (come sorpassare un tir in piena curva), la diffusissima e incomprensibile lingua Maya, le imponenti rovine di Tikal, le ore passate a trattare ai mercati e non solo, le case basse e colorate, le chiese coloniali, la bellezza di Semuc Champey uno dei parchi naturali piu’ remoti e meravigliosi del Guatemala, la propaganda elettorale onnipresente per le imminenti elezioni presidenziali, le feste e le processioni in maschera di paesi che ricordano il nostro Sud Italia, le preghiere a San Simone, per chi e’ in cerca dell’amore, raffigurato sempre con il sigaro e il denaro in mano.
Madooooo!!!! Non ci possiamo credere, ma siamo davvero dall’altra parte del blog!!! Dall’altra parte dell’oceano, del pianeta, del mondo!!!!
dopo viaggi avventurosi: bagagli persi, voli annullati, zaini tagliati, controlli americani antiterroristici (vedi mauro) e anti coppie non sposate, siamo approdati a gardaland…ops, volevamo dire Playa del carmen, dove l’unica cosa veramente autentica e`l’aria piu`densa che abbiamo mai respirato nella nostra vita: avete presente un bagno turco? ecco, cosi’, ma pieno di odori forti a cui non eravamo abituati. sembra una tragedia, ma che dire? abbiamo reagito mangiando e bevendo, spendendo meta`del budget che avevamo previsto per tutto il mese! finalmente risolti nostri problemi e recuperato lo zaino di Tony e scotchato lo zaino di Chiara (che era stato preso a coltellate alla frontiera americana) siamo finalmente partiti direttamente verso il paradiso della playa di tulum! all’accoglienza dopo un` ora di cammino sotto il sole cocente abbiamo trovato paolo e cri abbronzati, in splendida forma e impazienti di vederci. scattano subito le birrette. noi sembravamo trogloditi: non riuscivamo a dire altro che “Ma che bello!”, “ma che meraviglia!”, “ma che bello ritrovarvi!” il tutto accompagnato da strani versi e bave. incredibilmente noi eravamo iperattivi e pronti a partire, mentre paolo e cri strarilassati ci hanno trattenuto a forza in questa enorme spiaggia bianca, mare cristallino, palme, cabanas, luna piena, atmosfera da favola, che nessuno di noi aveva neanche osato sognare! giocoforza ci siamo dovuti adattare. dopo le prime scottature…e qui tutti penseranno a chiara…no! mauro, e anche tony…chiara aveva talmente l’ansia di bruciarsi che e`rimasta bianca, abbiamo salutato i caraibi…sigh!….pero’ ci aspettava una recentissima eletta meraviglia del mondo: chichen itza!!RAGAAAAAAAAAAAAA non avete idea….purtroppo non si puo’ piu’ salire sulla piramide perche’ probabilmente troppa gente ci ha lasciato les pennes!!! comunque lo spettacolo e’ mozzafiato anche da sotto.