Avremmo tanto voluto avere un coche per affrontare le strade di queste terre, ma per banali motivi economici non e’ stato possibile. Tutto cio’ pero’ non ha attenuato la nostra voglia di “on the road” e quindi non appena abbiamo scoperto che qui in Patagonia ci sono due strade culto, abbiamo subito cercato il modo di percorrerle. Come sempre tra Argentina e Chile.
La prima e’ la Ruta 40: percorre tutta l’Argentina dai confini della Terra del Fuoco ai limiti della Bolivia, passando sul fianco ovest della cordigliera; ma in piena Patagonia, tra El Calafate e la citta’ di Perito Moreno, la Ruta Nacional e’ semplicemente una strada di terra battuta ricoperta di pietrisco che attraversa le immense distese di steppa e nulla che caratterizzano queste terre. Per affrontare questo tratto decidiamo di affidarci a un pullman che ci portera’ a destinazione in sole 13 ore diurne.
Per km e km il paesaggio e’ quello noto, accentuato maggiormente dall’assenza di altri veicoli e dalle condizioni dell’asfalto. Ogni tanto la vista di qualche mucca o pecora ci ricorda che cio’ che sembra terra di nessuno e’ in realta’ l’insieme di immense tenute, le estancias. (stiamo scomprendo molte cose su questi possedimenti, in un prossimo post vi faremo sapere). Il bus si ferma in una di queste convertita in punto di ristoro per chi viaggia: la signora ha appena sfornato un paio di invitanti torte salate a base di verdura y queso. Fuori, attorno alla casetta bianca con gli infissi rossi, tre guanachi trottano rapidi rincorsi dai due cani che proteggono il posto. Un paio di biker risalgono sulle loro moto. E poi vento. Quando ripartiamo la signora ci saluta dall’uscio muovendo la mano sorridendo e noi pure.
E con oggi abbiamo terminato la Patagonia: terra di Chile e Argentina. Anche se so che questa affermazione potrebbe urtare gli animi di alcuni argentini y tambien quelli di alcuni cileni, a me piace definirla cosi’. Mi piace immaginarmela come un unico territorio senza frontiere, unito dalla medesima incredibile natura.
E i nostri 12 timbri sul passaporto credo rendano bene l’idea, per poter visitare al meglio questa terra, l’unico modo e’ saltellare da una frontiera all’altra, da un valico all’altro della Cordigliera Andina, dalla Routa40 alla Carretera Austral.
Ma l’attraversamento di confine piu’ singolare rimane senz’altro quello effettuato da Puerto Natales a Rio Turbio nel Sud dell’Argentina. Con il nostro solito pollice alzato veniamo raccattati da due simpatici ragazzi cileni diretti al di la’ della frontiera (16km) per andare a fare benzina prima di partire per le vacanze. Il prezzo della gasolina in Argentina e’ di tre volte inferiore a quello cileno, pertanto i due ragazzi, con una spia del serbatoio piu’ in rosso che nella macchina di Bota, tentavano di arrivare al primo benzinaio al di la’ della frontiera per poi rientrare in Chile subito dopo.
Superate le solite pratiche doganali e ringraziando per la strada in discesa, arriviamo al benzinaio di Rio Turbio dove, al ritmo della “Gasolina” (e quale altra canzone poteva esserci in un benzinaio?!??) facciamo il pieno saltellando come quattro rapper di un video Hip-Hop americano per far entrare ogni minima goccia possibile del prezioso oro nero.
E questo e’ il cartello fotografato sorpassata la frontiera:
Quando eravamo a Punta Arenas, nel sud del Chile, abbiamo scoperto che giusto una settimana prima c’era stato un brutto incendio in un ostello. Non so se la notizia e’ giunta anche in Italia, sono morte una decina di persone. Quella sera si e’ salvata per miracolo perche’ in giro come il suo solito per locali, la sorella di James Brown, rientrata ad incendio ormai concluso.
Parco Nazionale Torres del Paine, cuore della Patagonia cilena.
La Patagonia cilena, come ci spiega Cristian, ragazzo cileno che ci ha ospitato nella citta’portuale di Punta Arenas, al confine con la Terra del Fuoco, e’ meno conosciuta di quella della vicina Argentina.
Quando si pensa alla Patagonia la si associa subito alla terra del tango, e’ un discorso di “marketing territoriale” ci spiega Cristian. L’Argentina si pubblicizza meglio, investe molto sul turismo da quando ha avuto il crollo economico nel 2001 e la loro moneta e’ debole. Da allora, i turisti, attratti dalla bellezza e dall’economicita’ del posto, sono arrivati a carovane.
Ma la Patagonia cilena non ha niente da invidiare alla sua vicina. Ricca di altrettante bellezze naturali: una su tutte il Parco Nazionale Torres del Paine, 242.000 ettari dichiarati dall’Unesco, riserva della biosfera.
Un parco immenso dove fare trekking per giorni (quattro giorni per il celebre percorso denominato “W”e una settimana per il circuito che aggira tutto il comprensorio), accamparsi nei boschi, camminare in riva ai laghi o sotto ghiacciai dalle molteplici sfumature di colore.
Salutata la turistica, ma pur sempre affascinante Ushuaia, la citta’ alla fine del mondo, dopo le solite dodici ore di pulman e qualche timbro in piu’ sul passaporto, eccoci arrivati in Chile!
Se l’accoglienza all’arrivo in Argentina e’ stata splendida, complice ovviamente la famiglia di Leo, in Chile non poteva andarci meglio.
Arriviamo a Punta Arenas, nella Patagonia Cilena, e veniamo ospitati da Cristian , ragazzo cileno conosciuto su hospitality club. Hospitality club, per chi non lo conoscesse, e’ una community online dove la gente da tutto il mondo chiede e offre ospitalita’ ai viaggiatori. Cristian e’ la prima persona che conosciamo tramite hospitality e veramente credo che poche persone incarnino il significato di ospitalita’ come lui.
Veniamo accolti in una casetta molto carina nel centro della citta’ dove ci viene data una stanza con bagno, la possibilita’ di usare il computer, la cucina…insomma una casa vera!
Con Cristian c’e’ feeling immediatamente, l’aspetto bello di hospitality, oltre alla possibilita’ di fare economia, e’ proprio quella di conoscere la gente del posto, parlare la loro lingua e non l’inglese dei viaggiatori.
Dopo la prima cena italiana che gli cuciniamo, tempo mezzora e gia’ ci convince a fermarci tutto il weekend per andare l’indomani a fare due giorni di parilla e campeggio in campagna con tutta la famiglia della sua ragazza. Veniamo cosi’ coinvolti in una due giorni di carnazza, raccolta di fruttilla, cumba e reggaettone toda la noche e tante chiacchiere in mezzo ad una famiglia cilena di una trentina di persone di ogni eta’, una piu’ splendida dell’altra e di una cortesia unica. Non finivano mai di ringraziarci per essere li’ con loro e di riempirci il piatto con costine indimenticabili!