E questo e’ stato il nostro breve sogno californiano. San Diego, San Francisco, Los Angeles, Death Valley, Joshua Tree Park…
Grazie infinito a tutti quelli che ci hanno ospitato e portato in giro
Thanks to all the people who host us and let us know a bit of California!
Il 18 settembre siamo partiti da Los Angeles verso la Nuova Zelanda. Il 19 e’ un giorno della nostra vita che abbiamo perso da qualche parte in mezzo all’oceano e il 20 settembre siamo atterrati a Auckland.
Come sempre fortunati (o non e’ un caso!?!) nel trovare persone splendide, siamo ospiti di una coppia neozelandese gentilissima che ci fa gia’ sentire a casa. Ma gentilezza sembra la parola chiave in Nuova Zelanda, tutti sorridono, tutti ci aiutano, sembra proprio un paese felice. Certo a volte sono un po’ bizzari questi neozelandesi, con il loro accento incomprensibile, che girano scalzi per le strade (e non fa certo caldo!!), ma a noi son piaciuti da subito. E ora bisogna fare sul serio, curriculum alla mano si va in cerca di lavoro e casa, per una volta ci sentiamo noi immigrati, ma ben accetti.
Nel frattempo guardando i primi scorci di verdi colline e spiagge selvagge gia’ sogniamo un nostro furgone e le strade della Terra di Mezzo….
A San Francisco ci sono concerti tutti i giorni e tutte le sere e ci sono anche numerosi festival gratuiti. Grazie a Coleen, sorella di Steve (mio carissimo amico e collega delle passate olimpiadi) residente a Frisco, sabato abbiamo passato la giornata al Golden Gate Park al Power to the Peaceful Festival (http://www.powertothepeaceful.org).
A San Francisco la gente va ai festival anche se non c’e’ il sole e fa freddo, il parco si riempie la mattina presto, tutti si portano una coperta e il prato si colora di teli, non c’e’ bisogno di aspettare il gruppo di punta perche’ si inizi a ballare, c’e’ sempre qualcuno che danza dal mattino alla sera. La folla e’ colorata e mista, c’e’ gente di tutte le eta’. Tante, tante famiglie con bambini, sono bellissimi, si divertono, giocano con l’hula-op e ballano. Ai festival a San Francisco le bancarelle non vendono paccottiglia e bigiotteria, ma vestiti artigianali bellissimi e originali.
Non ci sono “i porcari” a vendere cibo, ma cucina messicana, californiana, vegana e vegetariana. E i bagni chimici, anche a concerto finito, hanno la cartaigenica e il lavandino!Tante sono le bancarelle di associazioni contro la guerra e tra i vari volantini che distribuiscono ci sono anche consigli sui libri da leggere. Passeggiando tra i vari stand troviamo anche lo stand della nostra amata Lonely Planet che promuove una campagna per spingere i giovani americani a farsi un passaporto (l’America e’ tristemente famosa per la sua percentuale molto alta di persone che non mettono piede fuori dagli States) e, con la musica di sottofondo, ci piazziamo a sfogliare i bellissimi libri di foto di viaggi e le numerose e utilissime guide.
Dopo il deserto di Real de Catorce e’ iniziata la lunga tirata verso nord. Molte persone ci hanno chiesto com’e’ viaggiare in pulman in questi paesi, io solitamente rispondo che, anche se pare inverosimile, si viaggia molto meglio che in Italia. Per arrivare da Real de Catorce a Tijuana e’ bastato andare di stazione in stazione, a qualsiasi ora del giorno o della notte c’era un pulman, di lusso, diretto a nord. Massimo tempo di attesa per le varie coincidenze: 15 minuti.
Dopo tirate da 30 ore al giorno, dopo aver fatto una sosta in montagna a goderci i panorami del canyon della Barranca del Cobre, dopo innumerevoli controlli anti-droga, infiniti cactus, chilometri di barriere di lamiera nel deserto ustionante che separa il confine con gli Stati Uniti, siamo arrivati nella famigerata Tijuana. E non ci e’ piaciuta. La si puo’ descrivere con poche parole: un bordello per Gringos! E cosi’ dopo una notte a Tijuana abbiamo salutato definitivamente il LatinoAmerica e, passando dalla frontiera di San Ysidro (per fortuna a piedi perche’ in auto avremmo fatto chilometri infiniti di code), senza particolari controlli, siamo entrati negli States.
Giusto per non perdere l’abitudine siamo subito saliti su un pullman notturno diretto alla nostra citta’ dei sogni: San Francisco! Passato lo shock della notte insonne dopo aver scoperto che i pullman in America sono decisamente scadenti, abbiamo raggiunto finalmente il paese dei balocchi.