Non siamo i soli “pazzi” piemontesi ad aver intrapreso un viaggio simile in questo grigio gennaio torinese.
Grazie al nostro blog (la potenza di internet!) ci hanno contattato:
Ivan, dal Laos, novarese in viaggio nel sud est asiatico che approdera’ in Sud America nel 2008 e nel frattempo pubblica i suoi racconti di viaggio su: www.2around.com
Diego, torinese, avvocato penalista (Sindy questa e’per te!) che ha mollato tutto per partire per un viaggio attorno al mondo nel senso opposto al nostro. Ora ci ha scritto dall’Australia e proveremo ad incontrarci a meta’ strada.
E poi, se proprio volete provare invidia, non provatela per noi: oggi, passeggiando per Ushuaia, (e si’ siamo giunti nella citta’ piu’ al sud del mondo!) abbiamo incontrato un pick-up camperizzato fantastico. Due canadesi con bimbo che stan viaggiando 5 anni in 5 continenti www.desearther.com .
Massimo rispetto!
…non durera’!
PS: scusate ma scattava il costo orario e abbiamo troncato la frase a meta’. Alla prossima puntata ;-)
L’altra sera, durante le 16 ore di trasferta verso la Terra del Fuoco ho finito di leggere “Latinoamericana”, i diari del viaggio che il Che fece in questa terra negli anni ’50. Arrivata all’ultima pagina sul pulman iniziano a trasmettere proprio “I diari della motocicletta”. Mi ricordo la sensazione che avevo provato all’uscita dal cinema Nazionale, la voglia immensa di viaggiare per il Sud America.
Il film purtroppo non e’ un granche’, ora che ho letto il libro ho potuto coglierne tutte le lacune di una trasposizione cinematografica troppo frettolosa e frammentaria. Pero’ la coincidenza e’ stata piacevole.
Qualche parola va spesa anche per rassicurare sui nostri spostamenti, parliamo di ore e ore di viaggi in pulman, ma fossero tutti cosi’, il nostro viaggio sarebbe comodissimo. I pulman in Argentina sono in mano a diverse compagnie private. Si viaggi praticamente semi sdraiati, ti servono pranzo e cena e trasmettono dei film di livello medio/buono (mi ricordo ancora i film inguardabili che trasmettono sui pulman in Messico).
Insomma arriviamo a fine viaggio piu’ riposati delle notti in campeggio, ma sappiamo bene che questa manna negli altri paesi sudamericani.
Patagonia per me, invece (vedi post sotto), e’ proprio tutto questo che vedo in questi giorni. Cosi’ me l’aspettavo e cosi’ e’: immense distese di steppa, bassi arbusti e colori che vanno dal marroncino al poco verde, ma generalmente il tutto e’ giallo ocra. E spicca tantissimo il cielo azzurro, immenso tambien.
La sensazione e’ simile a quella che si prova quando in nave al largo ci si guarda intorno e si vede solo mare e cielo: qui e’ lo stesso, steppa e cielo per chilometri e chilometri. E le nuvole, che si stagliano nel cielo azzurro, e le vedi muoversi lentamente, ma senza pausa, su piani differenti. Poi nel mezzo della distesa intravedi un animale. Sembra un cavallo, ma piu’ piccolo e snello, tipo un cerbiatto. E’ un guanaco. Immobile, fiero con la testa all’insu’ osserva l’orizzonte. E poi c’e’ la polvere, con cui impari subito a convivere, perche’ cosi’ e’ meglio. Si infila dappertutto, a volte ti ricopre e la respiri. E’ come quando tiri giu’ una parete in una casa e per giorni continui a respirare la polvere delle macerie.
E allora ti domandi, ma com’e’ possibile che gente dell’europa sia venuta fin qua, tra 800 e 900, e ci si sia stabilita. Sicuramente di spazio da sfruttare ce n’era parecchio (e ancora c’e'). E cosi’ sono nate le estancias con ettari e ettari di pascoli e piccoli paesi come Gaiman.
Gaiman e’ un paesino fondato da una comunita’ gallese (ma ce ne sono anche altre) all’inizio del 900. Non c’e’ piu’ nessuno che parla inglese e quindi fa un po’ effetto vedere questi visi (per noi) nordici che parlano spagnolo e vivono in una steppa dove ora ci sono circa 40 gradi. A ricordo del Galles a Gaiman sono rimaste solo le case da te’ (in funzione per i turisti) e alcuni edifici tra le prime costruzioni dell’epoca, come la scuola e la posta. In questa zona, come in tutta l’Argentina, e’ comune incontrare i piu’ svariati tratti somatici, tutti accomunati da due cose: la lingua spagnola e la discendenza da emigranti.
Terra di emigranti … e di fuorilegge. Pare che Butch Cassidy e Sundance Kid siano arrivati qui dopo le scorribande che li resero famosi nel far west. Per un po’ si fermarono mettendo su una estancia, ma poi tornarono a seguire la propria natura, sbancando uffici postali anche qua.
I motivi di fascino non mancano proprio in questa terra ed e’ bellissimo vivere in prima persona queste storie e queste visioni.
Quando io mi immaginavo di andare in Patagonia pensavo ad una terra fredda, neve, ghiaccio. Forse il mio immaginario era amplificato anche dal fatto che fino all’altro giorno per me la Patagonia era solo una marca di abbigliamento invernale (le mie amiche snowboarders sanno a cosa mi riferisco ;-) ).
Invece il nostro primo approccio con la Patagonia, complice il mese di Febbraio, si e’ rivelato, come dire, ustionante.
Niente preoccupazioni non ci siamo ustionati veramente, qua la crema protettiva minima che vendono e’ protezione 30, fate un po’ voi!
Il primo paesaggio che abbiamo incontrato sono chilometri, chilometri e credetemi chilometri di steppa infinita.
E’ stato strano, nella riserva naturale di Punta Tombo vedere migliaia e migliaia di pinguini rosolati al sole. Per non parlare dei leoni marini (il nome da solo dovrebbe rendere le dimensioni!) spaparanzati sulla spiaggia della Peninsula Valdes e accaniti nel conquistare la propria leonessa, visto che siamo nel periodo della riproduzione.
E finalmente anche noi abbiamo preso un colorito un po’ piu’ sudamericano, rosolandoci ben bene durante queste escursioni.
Avere la possibilita’ di vedere cosi’ da vicino questa fauna marina nel suo habitat naturale e’ uno spettacolo che ti lascia letteralmente a bocca aperta. A Punta Tombo si cammina circondati dai pinguini che attraversano di continuo il sentiero.
Subito rimaniamo affascinati da questa vicinanza. Poi una guida ci spiega che i pinguini si ritrovano in migliaia sulla terra ferma in questo periodo dell’anno per cambiare pelle e portare il cibo ai piccoli appena nati che vediamo in nidi sparpagliati per la steppa.
Il passaggio dell’uomo li disorienta, spesso non riescono piu’ a trovare il proprio nido e per questo circa l’80% dei pinguini nati in questa riserva muore di fame.
La percentuale e’ cosi’ elevata proprio perche’ e’ l’unica riserva in cui l’uomo puo’ avvicinarsi cosi’ tanto al loro habitat. Forse una riserva naturale dovrebbe proteggere maggiormente i propri abitanti e noi, anche vedendoli a 500mt di distanza, ci emozioneremmo in egual maniera.
Siamo di passaggio su un internet point lentissimo quindi saremo molto brevi (per le prossime foto appena troviamo un internet point con windows superiore al ’95!) ma vogliamo postare la nostra prima lezione di slang!
Ieri sera al campeggio conosciamo due simpatiche ventenni argentine che ci insegnano che:
- La musica UNZ-UNZ qua si chiama PUNCHI-PUNCHI
- BACCAGLIO si dice FILITO come il filarino che si faceva da noi una volta!
ah… siamo in Patagonia!!!!E domani si va a vedere orche, leoni marini, delfini, foche e chi ne ha piu’ ne metta ;-)
PS: abbiamo aggiornato la mappa del viaggio
PS2: grande nonna!!
Siamo arrivati una settimana fa, tutto ci sembrava cosi’ grande e sconosciuto e ora, ora che riusciamo a prendere un mezzo di trasporto e azzeccarne il senso di marcia, ora che sappiamo riconoscere i diversi barrios, dobbiamo metterci in marcia. L’Argentina e’ piu’ grande di quello che immaginavamo e quindi questa sera prendiamo il nostro primo pulman per 14 ore di viaggio verso la Patagonia. Prima tappa: Las Grutas, paesino di mare dove andare ad arrostirsi un po’ ;-)
Come vi sarete accorti abbiamo pubblicato le prime foto.
Vale siamo andati alla Boca, ma colti da un diluvio improvviso non siamo riusciti a portare a termine la missione, in compenso siam riusciti a entrare nel Tempio del Boca Juniors: la bombonera! Peccato che la stagione sia in pausa e non siamo riusciti a vederli giocare.
Oggi ultime ore in giro per splendidi mercatini (AMICHE qua c’e’ da impazzire!!!!)
Speriamo di riuscire a tenervi aggiornati anche dal profondo sud,magari non proprio tutti i giorni (mamme non preoccupatevi!).
Vi salutiamo con una splendida citazione inviataci proprio dalla mamma:
“Ci sono diversi tipi di viaggi sentimentale, se andate a trovare un parente lontano, di lavoro se siete alla ricerca di un lavoro in un altro paese, di piacere se si viaggia per rilassarsi in vacanza ..nel mio caso viaggio non per trovare qualcuno, non per cercare lavoro o per turismo, viaggio semplicemente per conoscere il mondo.”
Kapuscinski
Siamo in Plaza de Mayo seduti sul prato insieme a tanta gente ascoltiamo un concerto della stagione estiva di Buenos Aires. Per caso, perche’ e’ per caso che accadono le cose migliori e ora qui si respira un’aria davvero emozionante. Sara’ per il fascino che inevitabilmente subisco ogni volta che sento un impianto suonare in uno spazio aperto, sara’ anche per la musica: suonano i Buddha Sounds, sonorita’ non certo locali, ma non stonano affatto, anzi e vedere intorno a noi tutti questi ragazzi e ragazze che partecipano applaudendo ogni canzone , non fa altro che confermarmi l’estrema bellezza della “comunanza” umana.
La prima parola che mi viene in mente e’ accoglienza, all’aeroporto di Ezeiza scopriamo che son venuti a prenderci i genitori di Leo con tanto di cartello “Pablo y Cris”.
E poi distanze, cosi’ diverse da quelle a cui siamo abituati, l’aeroporto dista 50 km dalla citta’ (Torino-Ivrea per intenderci) a noi sembra tanto, ma Mirta e Eduardo ci dicono che e’ pochissimo. D’altronde l’Argentina e’ composta da 24 province, ci spiegano, e l’Italia e’ grossa circa come una sola delle province.
E delle distanze ci accorgiamo subito il giorno seguente quando, mappa alla mano, ci incamminiamo nel cuore di Buenos Aires. A vederli sulla mappa i quartieri sembrano tutti vicini, ma dopo chilometri a piedi ci accorgiamo che non e’ proprio cosi’.
E poi gli odori, uno su tutti quello dell’asado che si respira camminando per le strade e che immancabilmente ti apre lo stomaco; la musicalita’ della lingua con la quale iniziamo a destreggiarci; i locali aperti 24 ore su 24 con la cerveza a 1 euro; i colectivos (pulman) che sfrecciano tutta la notte trasportandoci da un barrio all’altro; il quartiere dove si trova il nostro ostello, Palermo, barrio della movida notturna un po’ come il nostro quadrilatero romano e dal nome che richiama la storia dell’immigrazione italiana in questo paese.
La pioggia del primo giorno (saranno state le invidie degli amici rimasti a Torino?!?!) e il caldo di oggi con una temperatura che si aggira intorno ai 30 gradi e lo splendido quartiere di San Telmo con antichi bar e cortili sorprendenti.
Il resto lo racconteremo man mano che visiteremo la citta’, intanto vi salutiamo con questa foto scattata al Centro Cultural Recoleta (uno dei barri di BA) …per non dimenticare la storia.