The beach
In un anno di viaggio ci siamo resi conto piu’ volte di quanto sia difficile trovare ancora posti incontaminati, non esageratamente sfruttati dal turismo di massa, sfuggiti al circuito Lonely Planet. Ma per fortuna qualche angolo di paradiso nascosto ancora esiste.
Grazie ad Andrea, ragazzo toscano incontrato nei nostri vagabondaggi, abbiamo avuto la dritta che ci avrebbe condotti in una di queste perle nascoste.
Le spiagge di Goa ci attiravano e spaventavano allo stesso tempo. Sapevamo che ben poco era rimasto di cio’ che attiro’ gli hippy a trasferirsi qui negli anni ’70 nelle belle ville portoghesi abbandonate in riva al mare. E non ci sbagliavamo. Dagli anni ’80, con l’introduzione dei voli charter e dei primi viaggi organizzati, tutto e’ iniziato a cambiare. E’ arrivata l’elettricita’, le strade sono state mano a mano asfaltate, nuovi ristoranti hanno aperto i battenti, sulle spiagge sono spuntate le sdraio e gli ombrelloni (!?!?), le vie si sono riempite di bancarelle di souvenir a prezzi esageratamente turistici. Molti lo chiamano progresso, a noi e’ sembrato uno scempio.
Abbiamo solo intravisto una delle tante spiagge di Goa e ci e’ bastato per capire che non faceva per noi.
Folle di turisti russi con tanto di bionde in topless e tanga nel totale non rispetto della cultura indiana, vi basti pensare che la donna indiana il bagno lo fa vestita. Moto e motorini ad ogni angolo, indiani arrapati, spiagge piene di baretti e tavoli carichi di birre….certo se cercate feste sulla spiaggia, sex, drugs e….musica trance allora questo e’ il posto giusto. Noi abbiamo preferito seguire le dritte dateci da Andrea e andare alla ricerca del nostro angolo di paradiso.
Una spiaggia conosciuta solo per passaparola, 15 semplici bungalow in riva al mare, il cibo cucinato da una gentilissima famiglia indiana, quattro euro di budget al giorno per vivere e la lunga distesa di sabbia bianca circondata da palme a darci il buon risveglio tutte le mattine. Non avevamo veramente bisogno di altro.
6 Marzo, Shivaratri, festa di Shiva e Parvati
Andiamo nel piccolo tempio rosa dedicato a Shiva situato subito dietro le nostre capanne sul mare.
Per fortuna arrivati li’ incontriamo il nostro amico Rishibaba, che ci spiega alcune usanze. Compriamo per poche rupie delle banane dalle signore sedute per terra fuori dal tempio, e’ la nostra offerta a Shiva. Entriamo nel tempietto, scalzi e accolti da musica armonica dal vivo e fumo d’incenso.
Lasciamo la nostra piccola offerta, pronunciamo il nostro nome e, in una lingua incomprensibile e cantilenante, ci viene data la nostra benedizione. Siamo entrati con quattro banane, ce ne vengono restituite sei.
Rimaniamo seduti nel tempio ad ascoltare i musicisti. Pablo, senza pensarci, mi abbraccia. A volte e’ difficile pensare che gestualita’ per noi cosi’ normali possano essere irrispettose. Rishibaba ci fa notare che e’ meglio non essere affettuosi in pubblico.
I ragazzi si abbracciano spesso ed e’ comune vederli camminare dandosi la mano per strada. Le coppie, invece, non si scambiano mai effusioni in mezzo ad altra gente.
Alzo lo sguardo e vedo le donne indiane con i loro sari coloratissimi e i fiori tra i capelli sempre molto curati, tutte sedute sullo stesso lato del tempio. Le osservo e ripenso alle storie lette e provo ad immedesimarmi nella loro condizione di donne indiane, guardo i loro volti e le immagino nel loro sari migliore in onore a Shiva e mi chiedo quale siano le loro preghiere. La nascita di un figlio maschio? Un buon marito per la figlia in procinto di sposarsi?
Signore con bimbi piccoli in braccio sembrano avere 40 anni, ma probabilmente hanno solo la mia eta’, ma con piu’ figli alle spalle.
L’andirivieni e’ continuo.
Sono entrata nel tempio con una piccola offerta e all’uscita mi e’ stata data una bustina di noccioline e zucchero, nessuno esce a mani vuote.
E alla sera viene allestito un palchetto, arriva il furgoncino con gli attori. Mi sembra di essere al tempo in cui il teatro era itinerante per le strade.
Dietro il palco una piccola tenda per trucco e costumi, grazie allo solita gentilezza indiana siamo invitati dietro le quinte a fotografare gli attori e le loro trasformazioni, sorseggiando dell’ottimo chai (the’ indiano a base di latte e spezie).
Negli ultimi giorni approfondiamo l’interessante conoscenza di Rishibaba, napoletano approdato a Goa negli anni ’70 e con un sacco di storie e avventure da raccontare.
Ora, sfuggito alle mutazioni di Goa, si e’ rifugiato in questa spiaggia in cerca di tranquillita’ e natura selvaggia, ricordo di tempi lontani.
Ci racconta le avventure dei primi hippy che arrivavano in India dall’Europa via terra attraversando paesi ora spesso in guerra e purtroppo meno facilmente visitabili, e che arrivati nel paradiso tropicale di Goa decidevano di fermarsi.
Sono stati anche gli ultimi giorni in compagnia del nostro GuruBoz, purtroppo i suoi tempi stretti e il dovere l’hanno chiamato verso il nord dell’India in cerca di altre storie da fotografare. Gia’ ci manca il nostro paparazzo personale, e’ stato un gran bel viaggiare insieme, speriamo il primo di una lunga serie.
3 Comments
le feste…i colori…i profumi …i sapori …quante le suggestioni dell’ India ….!
anche io l’altro giorno sono stato al THE BEACH… ecchesarà mai…
LOL :-P
Un sogno…trovare anche una piccola,ma piccola chiesa cattolica per Pasqua … non sarebbe meraviglioso!!!!Love Mia