Salutata la turistica, ma pur sempre affascinante Ushuaia, la citta’ alla fine del mondo, dopo le solite dodici ore di pulman e qualche timbro in piu’ sul passaporto, eccoci arrivati in Chile!
Se l’accoglienza all’arrivo in Argentina e’ stata splendida, complice ovviamente la famiglia di Leo, in Chile non poteva andarci meglio.
Arriviamo a Punta Arenas, nella Patagonia Cilena, e veniamo ospitati da Cristian , ragazzo cileno conosciuto su hospitality club. Hospitality club, per chi non lo conoscesse, e’ una community online dove la gente da tutto il mondo chiede e offre ospitalita’ ai viaggiatori. Cristian e’ la prima persona che conosciamo tramite hospitality e veramente credo che poche persone incarnino il significato di ospitalita’ come lui.
Veniamo accolti in una casetta molto carina nel centro della citta’ dove ci viene data una stanza con bagno, la possibilita’ di usare il computer, la cucina…insomma una casa vera!
Con Cristian c’e’ feeling immediatamente, l’aspetto bello di hospitality, oltre alla possibilita’ di fare economia, e’ proprio quella di conoscere la gente del posto, parlare la loro lingua e non l’inglese dei viaggiatori.
Dopo la prima cena italiana che gli cuciniamo, tempo mezzora e gia’ ci convince a fermarci tutto il weekend per andare l’indomani a fare due giorni di parilla e campeggio in campagna con tutta la famiglia della sua ragazza. Veniamo cosi’ coinvolti in una due giorni di carnazza, raccolta di fruttilla, cumba e reggaettone toda la noche e tante chiacchiere in mezzo ad una famiglia cilena di una trentina di persone di ogni eta’, una piu’ splendida dell’altra e di una cortesia unica. Non finivano mai di ringraziarci per essere li’ con loro e di riempirci il piatto con costine indimenticabili!
Questo viaggio si sta popolando sempre di piu’ di incontri fantastici, amicizie nate in poco tempo e che spero riusciremo a mantenere. Un grazie enorme a Cristian che ci ha accolto in Chile nel migliore dei modi e chissa’ magari un giorno potremo contraccambiare la sua ospitalita’.
Salutati con difficolta’ i nuovi amici, ci rimettiamo in cammino per andare ad affrontare il Parco Nazionale Torres del Paine , un paradiso di 242.000 ettari di pura natura! Ci rimettiamo in cammino nel vero senso del termine, perche’, su consiglio di Cristian, decidiamo di fare autostop per arrivare al Parco e mai scelta fu piu’ azzeccata.
Veniamo caricati prima da un campesino cileno con la sua Fiat Palio rossa che ci racconta la storia della sua estancia (fattoria) e il perche’ sulla strada in mezzo a chilometri di campi, ci sono delle zone minate . Il confine con l’Argentina dista da qui solo pochi chilometri e negli anni ‘ 70 stava per scoppiare una guerra tra i due paesi per la definizione dei confini della Terra del Fuoco. Fortunatamente, grazie all’intervento del Papa, fu evitato l’ennesimo conflitto.
Il secondo passaggio e’ stato ancora piu’ sorprendente perche’ veniamo caricati da un americano sposato con una signora nata proprio a Torino! Passiamo con loro una mezzora di chiacchiere molto interessanti sui viaggi reciproci e sulla nostra citta’, chissa’ che non capiti di rincontrarli su qualche altra carretera!
E l’ultimo tratto, fino all’ingresso del parco, e’ stato altrettanto sorprendente, veniamo infatti raccattati da una comitiva di brasiliani di cui uno che parla perfettamente italiano, ma con accento veneto! Ci spiega di essere di Marau, un paesino brasiliano dove emigrarono in passato i nostri veneti e ci saluta invitandoci ad andarlo a trovare in Brasile disegnandoci su un foglietto la mappa per arrivare a casa sua (come se il Brasile fosse un staterello…).
Ed eccoci quindi giunti al grande Parco. Mi avessero detto, qualche mese fa, seduta alla mia scrivania, nel calduccio dell’ufficio, che avrei fatto un’escursione di quattro giorni in montagna, con notti in campeggio al freddo e una settantina di chilometri di trekking avrei detto: ” Ma voi siete matti!!!”
Eppure eccomi qua, dopo le prime ore di trekking, a scrivervi da sotto, ma proprio sotto, una montagna che mi ricorda il Dente del Gigante che si vede da Courmayeur, ma in triplice versione, con un paesaggio letteralmente mozzafiato (e di fiato dopo la salita ne e’ rimasto ben poco ;-) ).
Pablo si esercita con la sua macchina foto e io qui a scrivervi, un secondo e c’e’ il sole, il secondo dopo nevica. Il Parco e’ caratterizzato da un microclima e in una sola giornata si vivono tutte e quattro le stagioni. Ora pero’ ci attendono altre quattro ore di cammino per tornare al campo base, va bene che qua il sole tramonta alle 21.30 (il che vuol dire che quando eravamo al mare alle 21.00 ero ancora in spiaggia ;-) ), ma e’ meglio che vi saluti per ora….
Ebbene si’, caro il nostro Pahula, lo so che non ci stai credendo, ma il Liba ha fatto trekking! Ho fatto anche qualche foto per testimoniare l’evento:
E se non sai dove andare in vacanza, fidati, non puoi perderti la Patagonia, per un muntagnin come te qui e’ il Paradiso!
PS: dicono che la Nuova Zelanda sia simile alla Patagonia (vi faremo sapere), diciamo che non stento a crederci, avessi incontrato un hobbit oggi, non mi sarei stupita affatto.
2 Comments
Le foto hanno una gran bella profondità di colori anche in condizioni luminose mediocri… ottima macchina Pablo ci stai prendendo la mano? Se più avanti hai problemi per lo storage vediamo di sistemare tutto online, basta una tappa in un internet point decente (magari quando risalite in California)… keep on rocking!!!!
Meraviglioso!!!!Non dirò più che ho fatto il giro del mondo…..
Mia